Edizione 2016
Le motivazioni
Premio Hystrio all’interpretazione 2016
a Monica Piseddu
A Monica Piseddu attrice apparentemente “fragile“ ma di solida personalità artistica, strumento duttile nelle mani dei registi e interprete di spiccata personalità va il Premio Hystrio all’interpretazione. Monica Piseddu in Zoo di Vetro di Tennesee Williams, con la regia di Arturo Cirillo, in Alcesti di Massimiliano Civica, in Natale in casa Cupiello di Eduardo De Filippo e in Ti regalo la mia morte, Veronika dall’opera di Rainer Werner Fassbinder, entrambi diretti da Antonio Latella, ma anche in Ce ne andiamo per non darvi altre preoccupazioni, di Daria Deflorian e Antonio Tagliarini, ha dato prova di una sconcertante, intensa, vera, potente e poetica maturità interpretativa. Numerose e importanti le sue collaborazioni artistiche: oltre che con i già citati Antonio Latella e Arturo Cirillo – quest’ultimo a dirigerla anche in pièce di Molière, Ruccello e Shakespeare – lavora con Mario Martone, Pierpaolo Sepe, Lisa Ferlazzo Natoli. Monica Piseddu è attrice che sa essere parola incarnata, sa riempire la scena con un gesto e al tempo stesso rendersi invisibile e impalpabile. Piseddu rappresenta l’esempio di un’attrice che sa mediare corpo e pensiero, sa fare della sua anima una tela su cui poter disegnare tutte le emozioni della vita, tutti i colori di quel di più di realtà che è il teatro d’arte e, in questo caso, d’attrice.
Premio Hystrio alla Regia 2016
a Simone Derai
Una vocazione teatrale nata sui banchi di scuola, al liceo Giorgione di Castelfranco Veneto. Simone Derai comprende presto cosa vuol fare da grande e, oggi, appena quarantenne, è uno dei registi più originali e innovatori della scena italiana. Una posizione raggiunta grazie a un lavoro e a uno studio indefessi. Nascono così, grazie alla collaborazione con i colleghi/complici della compagnia Anagoor, spettacoli formalmente assai raffinati, frutto di cura quasi maniacale del particolare, e, allo stesso tempo, densi di pensiero ed emozioni. La forma – sofisticata, ispirata sovente alle arti figurative nella costruzione delle immagini sceniche e nell’armonia degli oggetti e degli interpreti – coincide con significati altrettanto ricercati, come il rapporto fra artista e potere (Virgilio brucia) o l’utilizzo del linguaggio come forma di sopruso (L.I. Lingua Imperii). Arti figurative, fotografia, video, letteratura e musica confluiscono nel lavoro di Derai, che ha anche affrontato la regia di opere di teatro musicale – Il palazzo di Atlante e Et manchi pietà… – dimostrando l’efficace duttilità del suo particolare linguaggio scenico. Simone Derai si aggiudica dunque il Premio Hystrio alla regia grazie a uno stile che ha saputo aggirare il rischio dello sterile estetismo per coniugare bellezza formale e profondità della riflessione.
Premio Hystrio alla Drammaturgia 2016
a Compagnia MusellaMazzarelli
Questa volta si parla di drammaturgia. Per un attimo lasciando da parte gli attori, Lino Musella e Paolo Mazzarelli, ormai fra i più amati e quotati. Eppure quel successo, in crescita costante dal 2009, si fonda su un meticoloso lavoro di scrittura a quattro mani, che nasce da idee, canovacci, spunti condivisi. Per poi strutturarsi attraverso il lavoro scenico, creando architetture sempre più complesse e ramificate. Sempre più in grado di leggere il tempo presente, come dimostrano le ultime due produzioni con MarcheTeatro: La Società e il recentissimo Strategie fatali, quasi virtuosistico nel mettere alla prova sette interpreti su sedici ruoli differenti, incrociando gli interrogativi dell’uomo con quelli del contemporaneo. E pensare che tutto era iniziato proprio nel 2009 con un lavoro dalla struttura duale come Due cani, seguito dai fortunatissimi Figlidiunbruttodio e Crack Machine. Poi la svolta. La necessità di aprirsi all’esterno. Mantenendo come tratto distintivo una chiara leggibilità in bilico fra comico e tragico, fra il racconto fedele della realtà e la sua esasperazione, fra umiltà e spregiudicatezza, tradizione e azzardo, pragmatismo e poesia. Una sorprendente pluralità di registri che ci ha spinto a scegliere la Compagnia MusellaMazzarelli come Premio Hystrio alla Drammaturgia 2016.
Premio Hystrio Altre Muse 2016
a Cue Press
Nel giro di pochissimi anni Cue Press, ideata e fondata da Mattia Visani alla fine del 2012, si è solidamente affermata nel panorama nazionale dell’editoria teatrale, la prima in assoluto per la diffusione nelle modalità ebook e stampa digitale on demand. Con quasi 50 titoli all’attivo e altrettanti di “prossime uscite”, Cue Press si sta specializzando sempre di più da una parte nel “recupero” di volumi “storici” fuori edizione o di non facile reperibilità, ma fondamentali per lo studio del teatro del ’900, dall’altra nella pubblicazione di nuovi testi teatrali di giovani autori, italiani e stranieri, diventando un punto di riferimento imprescindibile per la nuova drammaturgia europea. Oggi si guarda alle sue principali “collane” editoriali (I testi, I saggi, Gli artisti) per orientarsi in un teatro fatto di tante e autorevoli voci di attori, drammaturghi e studiosi, che possono trovare in Cue Press un possibile, necessario spazio di incontro. Nella sua originalissima maniera di muoversi, in un mercato prevalentemente di nicchia, con intelligenza unita a una buona dose di follia, Mattia Visani è riuscito a trasformare un progetto editoriale in impresa produttiva, una passione per il teatro in cultura attiva. C come Coraggiosa, U come Utile, E come Efficace: questa è Cue Press, alla quale viene assegnato il Premio Hystrio-Altre Muse.
Premio Hystrio Iceberg 2016
a Collettivo Cinetico
Rigorosi e insubordinati, precisi e imprevedibili, eccentrici e spregiudicati. Sono gli artisti di Collettivo Cinetico, formazione tra le più sorprendenti della nuova scena italiana, nata nel 2007 al crocevia tra danza, teatro e arti visive. In poco meno di dieci anni il gruppo guidato da Francesca Pennini e Angelo Pedroni ha dimostrato che le strade della sperimentazione sono davvero infinite. Coreografie, performance, oggetti scenici fuori formato, dispositivi anomali per interazioni non scontate con il pubblico: da Eye was ear a XD Scritture retiniche sull’oscenità dei denti, da <age> ad Amleto, con incursioni nel teatro ragazzi (vedi Sherlock Holmes) fino al recente 10 miniballetti, il lavoro di Collettivo Cinetico è un prisma dinamico dove convergono indagini sul movimento e sullo spazio, nuove tecnologie e arte contemporanea, matematica, fisica e filosofia, manga e cartoon, social network e antropologia del nuovo millennio. Sistemi complessi, rinascimentali per la vastità delle competenze, molto contemporanei per la rapidità con cui intercettano punti critici e paradossi della nostra epoca. Lo spirito è ludico, lo sguardo acuto, l’intelligenza non allineata. A questi guerriglieri gentili e implacabili, pieni di grazia e di ironia, un meritatissimo Premio Hystrio-Iceberg.
Premio Hystrio Corpo a Corpo 2016
a Balletto Civile
A Balletto Civile va il Premio Hystrio-Corpo a Corpo proprio per la capacità di Michela Lucenti e Maurizio Camilli di proporre nel loro lavoro un duello fisico fra corpo e parola, movimento e spazio scenico. Balletto Civile ha saputo negli anni elaborare una drammaturgia coreografica ficcante, spigolosa, capace di inserirsi come un cuneo nelle pieghe della realtà. Balletto Civile sa interrogare i grandi classici del teatro e della danza – Shakespeare con L’amore segreto di Ofelia e Killing Desdemona, fresco di debutto, il Woyzech di Büchner, il Sacro della Primavera di Stravinskij – ma anche fotografare il disagio e la disperazione dei nostri anni come in Brennero Crash, in Ruggito, in In-Erme, un racconto sulla Prima Guerra Mondiale proiettato sui conflitti di oggi, o nel recente Pizzeria Anarchia.
Il confronto dei corpi è per Balletto Civile confronto col tempo e con il corpus sociale vivo della realtà, come avviene nelle performance laboratoriali di How Long Is Now, che vedono la compagnia usare il linguaggio della danza come strumento relazionale con anziani over 65. Il nostro premio va dunque a Balletto Civile che, nella sua ricerca estetica, ha saputo fare del “corpo a corpo” un modo di elaborare un pensiero agito sul nostro tempo.
Premio Hystrio Twister 2016
ad Animali da bar, di Carrozzeria Orfeo
Le motivazioni dei votanti online:
«Mi e piaciuto per la scenografia semplice ma molto bella, per gli argomenti attuali che tocca senza annoiare il pubblico, anzi facendolo divertire, per il fine educativo (come educativo del resto è il teatro) cercando e riuscendo ad arrivare all’anima dello spettatore con una dose generosa di simpatia e impegno che si nota a fine spettacolo nei vostri sguardi e sorrisi». (Cecilia Cicorella)
«La commedia, bella e drammaticamente attuale, è resa impareggiabile dall’eccellente interpretazione dei suoi protagonisti». (Ferruccio Setti)
«Uno spettacolo che porterò con me. Spietato e umano, scritto e recitato meravigliosamente. Non sarò mai grata abbastanza alla mia amica Mari di avermi fatto entrare nella palestra mentale più utile e preziosa che potessi frequentare». (Zelda)
«Il testo è bello, tosto, pesante quanto infinitamente “pulito concettualmente”. Le parole sono tante, concitate, ritmate, urlate, sputate in faccia da ciascun personaggio al proprio antagonista, ma tutto con grande naturalezza e freschezza, qualcosa che in teatro non dovrebbe mai mancare». (Angelica Ferraù).
Premio Hystrio Scritture di Scena 2016
Il vincitore e i segnalati
La giuria del Premio Hystrio-Scritture di Scena – formata da Laura Curino (presidente), Laura Bevione, Fabrizio Caleffi, Claudia Cannella, Roberto Canziani, Sara Chiappori, Renato Gabrielli, Roberto Rizzente, Massimiliano Speziani e Diego Vincenti – dopo lunga e meditata analisi degli 88 copioni in concorso, ha deciso, all’interno di una rosa di dieci testi finalisti (La sindrome delle formiche di Daniele Aureli, Europa di Francesco Bianchi, Promoter di Carlo Galiero, Kensington Gardens di Giancarlo Nicoletti, Friendzone di Jacopo Pagliari, Tre [+1] di Sara Pessina, Fratelli di Pier Lorenzo Pisano, La cosa brutta di Tobia Rossi, La visita di Tiziana Tomasulo, Di vita o di morte di Jacopo Zerbo), di assegnare il Premio Hystrio-Scritture di Scena 2016 a:
Fratelli di Pier Lorenzo Pisano, per l’implicita, complessa teatralità di un testo che si presenta in forma prevalentemente narrativa. Per la qualità del linguaggio, denso d’immagini evocate con ammirevole nitore, mai compiaciuto, ricco di tensione e variazioni ritmiche. Per l’abilità con cui la struttura drammaturgica ci attira, in una sorta di movimento a spirale, fino al nucleo originario e pulsante di una dolorosa vicenda familiare.
La giuria ha poi deciso di segnalare:
Europa di Francesco Bianchi per l’impegnativa e originale idea di collegare la metafora drammaturgica scacchistica agli schemi delle attuali problematiche storico-politiche del Vecchio Continente: un’inedita modalità di teatro civile per una platea contemporanea.
Kensington Gardens di Giancarlo Nicoletti, per il coraggio di confrontarsi con un classico come Il gabbiano di Cechov, proponendo una riscrittura originale in cui emergono le fragilità dell’uomo e della società contemporanea attraverso un solido impianto drammaturgico, che molto guarda alla tradizione per gusto e coralità.
La cosa brutta di Tobia Rossi per la capacità di passare dal comico al drammatico, con dialoghi credibili e una lingua sapida, nel delineare situazioni e sviluppo dei personaggi dentro un paesaggio che racconta un’Italia di provincia nelle sue fughe in avanti e nelle sue resistenze.
Premio Mariangela Melato 2016
a Beatrice Schiros e Angelo Di Genio
Dotata di un’intelligenza ironica e tagliente che tuttavia non le impedisce di creare una forte empatia umana con i suoi personaggi, Beatrice Schiros riesce con grande precisione a coglierne, sotto la scorza buffa, il nucleo segreto di sofferenza, concretamente, senza sconti e senza mai cadere nel patetico, raggiungendo anzi momenti di irresistibile comicità. Nel suo lavoro con Giuliana Musso Tanti saluti, dove affronta il difficile tema della morte con piglio sarcastico e irriverente; nella straordinaria, indimenticabile creazione della coppia di personaggi nati dal lavoro con Gabriele De Luca per Carrozzeria Orfeo; e ora anche al cinema, con la sua incisiva partecipazione a La Pazza Gioia di Paolo Virzì, Beatrice Schiros lascia sempre il segno di uno sguardo originalissimo e di un modo personale e inconfondibile di raccontare la realtà.
Cresciuto alla scuola di un grande maestro come Massimo Castri, Angelo Di Genio nel corso degli anni ha affinato e approfondito i suoi strumenti di lavoro attraverso una sensibilità sottile che gli ha permesso di raccontare la sua generazione e le inquietudini della sua età con un trittico di personaggi, a partire dal carismatico Dakin di History Boys, passando alla violenza razzista del ragazzo neo-nazista di Freddo di Lars Norèn, fino ad arrivare alla straziante bellezza del suo Biff in Morte di un commesso viaggiatore, per costruire un percorso partecipato e attento attraverso la fatica di diventare uomini. Sensibilità e bravura che gli hanno permesso di accompagnare gli spettatori anche in un altro viaggio, commovente e necessario, quello di Joel attraverso gli Stati Uniti e attraverso se stesso in Road Movie di Godfrey Hamilton, una prova di virtuosismo recitativo mai fine a se stessa e un atto di fede nella capacità del teatro di trasformare la vita.
Premio Hystrio alla Vocazione 2016
Le vincitrici e i segnalati
Dopo accurata valutazione dei 197 iscritti al Premio Hystrio alla Vocazione 2016, 40 di loro hanno partecipato alle selezioni finali di Milano. In questa sede la giuria – composta da Ferdinando Bruni, Fabrizio Caleffi, Claudia Cannella, Arturo Cirillo, Monica Conti, Veronica Cruciani, Andrea Paolucci e Mario Perrotta – ha deciso all’unanimità di assegnare il Premio Hystrio alla Vocazione 2016 alle attrici Luisa Borini e Giulia Trippetta e il Premio Ugo Ronfani, destinato ai più giovani partecipanti al Premio alla Vocazione con un percorso formativo ancora da concludere, a Grazia Capraro.
Queste le motivazioni:
Premio all’interpretazione a Luisa Borini, ventisettenne, nata a Terni, diplomata nel 2013 alla Scuola di Teatro di Bologna “Alessandra Galante Garrone”, che ha affrontato con ironica, quanto amara, consapevolezza il ruolo di Tecla, figlia di una portinaia milanese trapiantata a Roma da La porta sbagliata di Natalia Ginzburg. Gran talento nell’attualizzare il testo senza forzarlo, ha poi confermato la sua solidità e maturità d’interprete misurandosi con la Medea di Euripide e la Blanche di Un tram che si chiama desiderio di Williams.
Premio all’interpretazione a Giulia Trippetta, ventisettenne di Orvieto, diplomata nel 2015 all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio D’Amico” di Roma, davvero divertente, con ottimi tempi comici che non escludono malinconiche sfumature nel tratteggiare la matta anticlericale di Piccolo delirio manicomiale di Annibale Ruccello. Ha poi saputo mostrare altre corde al suo arco affrontando Pirandello e De Filippo con lucida sensibilità, intelligenza di scelte e buon uso dei suoi notevoli mezzi tecnici.
Dal 2015 il Premio Hystrio ha istituito il “Premio Ugo Ronfani”, riconoscimento attribuito quest’anno a Grazia Capraro, ventenne bellunese al secondo anno dell’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio d’Amico” di Roma, sorprendentemente matura, tecnicamente attrezzata e padrona della sua fisicità, come dello spazio scenico, nel paradossale Stabat Mater di Antonio Tarantino. Qualità confermate e arricchite dalla sensibile freschezza con cui ha emozionato nella Canzone dei Felici Pochi e degli Infelici Molti da Il mondo salvato dai ragazzini di Elsa Morante, così come in Antigone di Anouilh e nella Pazza di Chaillot di Giraudoux.
Accanto ai vincitori, la giuria ha ritenuto opportuno segnalare, per le loro convincenti performance e per l’efficacia dei brani proposti: Angela Ciaburri e Michele De Paola, entrambi diplomati alla Scuola del Teatro Stabile di Genova.
Angela Ciaburri, nata a Battipaglia, per i brani tratti da Two di Jim Cartwright, Le prénom di La Patelliere e Delaporte e George Dandin di Molière.
Michele De Paola, nato a Cosenza, per i brani da Mille franchi di ricompensa di Victor Hugo, Lotta di negro e cani di Koltes e Mi voleva Strehler di Umberto Simonetta.
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La cronaca dell'edizione
I tre giorni degli hystrioni
di Fabrizio Sebastian Caleffi e Ilaria Angelone
Prologo. Il Premio Hystrio comincia a gennaio, quando vengono diffusi i bandi rivolti ai giovani drammaturghi e attori. Quest’anno sono stati 197 gli under 30 candidati al Premio alla Vocazione (molti i giovanissimi, dai 18 ai 20 anni) e 88 gli autori under 35 che si misuravano con Scritture di Scena. Tra aprile e maggio le giurie leggono, ascoltano, discutono, valutano, selezionano. Le preselezioni per gli attori – a Roma, presso il Teatro Argot Studio, dal 6 all’8 maggio e a Milano, presso la Scuola di Teatri Possibili, dal 16 al 20 maggio – riducono la rosa dei candidati al numero di 40. Si pondera, ci si interroga, si parla: ogni passaggio, un confronto collettivo fra coloro che sono chiamati a scegliere. È così che si arriva alle giornate finali: 16, 17 e 18 giugno, Milano, Teatro Elfo Puccini.
Primo giorno, 16, giovedì, pioggerella e primi approcci
1° episodio: primo candidato in scena (e non è di certo il numero di partenza più fortunato) è Tomàs Acosta, che tanto ben ci aveva impressionato durante la preselezione; viene dal Sudamerica e da Bologna, ha 22 anni, già nel suo infilarsi la gonna di Clitennestra è teatro (ma la dura legge del caso lo escluderà al primo round).
2° episodio: se la gioventù non è già una virtù graziosa più che graziosa e tosta è Grazia Capraro, una ventenne da Belluno che già pre-vediamo sul palco di sabato. Canta benissimo, tra l’altro, un motivo popolare, Nina Ninà, che commuove senza esser strappalacrime.
Si fa notare, versatile e dalle molte corde al suo arco, il neo diplomato genovese Michele De Paola.
3° episodio: da brividi e non per l’aria condizionata, che è stata spenta, il Neil LaBute di Bash, del candidato Fabio Facchini, inquietante variazione sul tema della violenza (di branco) contro i diversi (omosessuali) al tempo della strage di Orlando: storie di ordinaria follia. E intanto una riflessione a margine: la liberalizzazione, inaugurata quest’anno, della scelta dei testi da monologare porta già i suoi frutti e indica un bel trend che sarà confermato nei giorni successivi. I candidati preferiscono il contemporaneo. Con alcune eccezioni: qualche Shakespeare (Filippo Borghi, Marco Bucci, Davide Masella, Laura Palmieri, Cosimo Ricciolino, Antonio Piccolo), un Goldoni (Lucia Marinsalta), un Seneca (Andrea Pacelli). Per il resto sono Ruccello, Koltès, Genet, Bogosian, Valentin, Pinter, Fosse, Müller, Benni e via così.
Primo intervallo: prima serata; mise en espace di Fratelli di Pier Lorenzo Pisano, vincitore, che, insieme al solido Kensington Gardens di Giancarlo Nicoletti, segnalato con Europa di Francesco Bianchi e La cosa brutta di Tobia Rossi (i ragazzi della via Pal nell’era del web), ben s’inserisce nella tendenza di cui sopra. Sala piena, attori di alta classe (Arianna Scommegna, Marco Cacciola e Giacomo Ferraù), bravi a dar corpo con intensità alle parole dei personaggi, due fratelli e una madre, che un incidente strappa al loro presente. Guidati dalla lucida regia di Sabrina Sinatti, si prendono la loro dose di meritati applausi da una convinta platea.
Secondo giorno, 17, venerdì,
sole, temperatura mite
4° episodio. Numero propizio a chi c’è nato, dedicato principalmente ai Romani, a quanti, cioè, le preselezioni le hanno affrontate nell’Urbe. Si fanno notare soprattutto alcune ragazze di gran temperamento: Giulia Trippetta, Luisa Borini, Angela Ciaburri. Attesa alla semifinale anche una Giulia che splendette di luce propria alle preselezioni di Milano, mentre interpretava al Piccolo, dove s’era per altro diplomata un paio d’anni fa, l’Opera da tre soldi diretta da Michieletto; ma la giovane Vecchio salta ed è una sorpresa inattesa. Succede.
Al break lunch si scherza soprattutto sulle altre imminenti prove che attendono i giurati al voto: parliamo dei ballottaggi di Roma e di Milano, naturalmente, dove si sta per eleggere i nuovi sindaci. E intanto, si sceglie la griglia di partenza per il rush dell’indomani. Nove gli attori che vengono riconvocati per l’ultima definitiva prova: Luigi Bignone, Luisa Borini, Grazia Capraro, Angela Ciaburri, Michele De Paola, Lucrezia Forni, Rachele Minelli, Chiara Tomei e Giulia Trippetta.
Secondo intervallo: seconda serata. Sold out per Combattenti di Renato Gabrielli (regia di Paola Manfredi, con Giorgio Branca e Lilli Valcepina), solida storia di boxe che – si sa – è come la vita, le si prende e vince non chi manda a tappeto gli avversari, ma chi si rialza. Sempre. Il valido Renato ci mostra in scena che le azioni dei soci Aci (Autori Contemporanei Italiani) sono in netto rialzo. Hasta mañana: trovate il testo pubblicato a pagina 98.
Terzo giorno, 18, sabato, sereno variabile
Mattinata di prove speciali per il verdetto finale: come dice Gordon Craig «gli artisti, come gli aviatori, prendono la rincorsa». Ci saranno i vincitori, ma nessun vinto.
5° episodio: sollecitati a prodursi all’improvviso in nuovi monologhi del loro repertorio, ma non preparati per l’occasione, i finalisti danno il meglio di sé. Michele De Paola è travolgente nella sua versione di Mi voleva Strehler, evergreen di Umberto Simonetta e Maurizio Micheli a cui il campione della scuola genovese conferisce la stupenda attualità di una novità: Umberto Simonetta, con Natalia Ginzburg, il Tarantino nazionale (Antonio, non Quentin, quantunque…) e Annibale Ruccello saranno gli autori portati sul palco durante la serata delle premiazioni, un poker d’assi per la drammaturgia in italiano post pirandelliano che suggerisce ai futuri cartelloni di sfruttare l’onda anomala foriera di pesca miracolosa di copioni e talenti.
6° episodio: effetto Hilary Clinton sul palmarès hystrionico, due ragazze vincono, insieme alla ragazzina prodigio bellunese, che si conquista il Premio Ronfani.
7° episodio: perché i soggetti ci sono, gli interpreti anche (la giuria è concorde nel sottolineare il sensibile aumento di qualità dei partecipanti a questa edizione) e le occasioni nel dopo-show non mancheranno.
8° episodio: una serata finale impeccabile, che ci lascia tutti entusiasti. Sul palco, presentati da Mario Perrotta e Claudia Cannella, salgono i nuovi talenti vincitori e segnalati del Premio Hystrio alla Vocazione 2016, che catturano una platea esigente, abituata molto bene. Luisa Borini prende la scena con la sua Tecla, figlia della portinaia in vena di smarcarsi dalle sue origini (La porta sbagliata, di Natalia Ginzburg), Grazia Capraro conferma le aspettative con una moderna “Maria” dallo Stabat Mater di Antonio Tarantino, mentre Giulia Trippetta travolge con il suo Piccolo delirio manicomiale di Annibale Ruccello. Ma i segnalati non sono da meno: Angela Ciaburri mostra, vestendo i panni da vecchia di Two, di Jim Cartwright, le carte che ha per vincere e Michele De Paola strappa applausi e risate col suo Mi voleva Strehler. Ad applaudirli, in un ideale passaggio di testimone generazionale, anche gli artisti già affermati della scena italiana vincitori dei Premi Hystrio di quest’anno assegnati, come di consueto, dalla direzione, dalla redazione e dai collaboratori fissi della nostra rivista: Monica Piseddu (interpretazione), Simone Derai della Compagnia Anagoor (regia), Lino Musella e Paolo Mazzarelli della Compagnia MusellaMazzarelli (drammaturgia), Mattia Visani per la casa editrice Cue Press (Altre Muse, dedicato alle professioni dello spettacolo), Collettivo Cinetico (Premio Hystrio-Iceberg destinato a una compagnia emergente) e Balletto Civile (Premio Hystrio-Corpo a Corpo per i linguaggi del corpo), ai quali si aggiungono Carrozzeria Orfeo – vincitori, con Animali da bar, del Premio Hystrio-Twister votato online dagli spettatori – e Angelo Di Genio e Beatrice Schiros, che hanno ricevuto dalle mani di Anna Melato il Premio Mariangela Melato 2016. Applausi per tutti e motivazioni nelle pagine successive. Brindisi quindi sui titoli di coda, tutti insieme appassionatamente nel foyer dell’Elfo Puccini. Non è più tempo di calcoli e cautele, ragazze da 5 stelle (le sole Cinque Stelle di qualità che ci piacciano) e ragazzacci innocenti come fragole (cfr. Dylan Thomas): correte l’avventura piuttosto che la professione. Fin che c’è vita c’è champagne, tutto il resto è soya. Buona estate. ★