Edizione 2017
Le motivazioni
Premio Hystrio all’Interpretazione 2017
a Roberto Herlitzka
Abbiamo pensato a lungo a come riassumere le tante ragioni di questo premio a Roberto Herlitzka. Sessant’anni anni di carriera sono una sfida impegnativa per qualsiasi sintesi giornalistica. Ai veterani in redazione sono subito venute in mente le regie di Orazio Costa, grande maestro di Herlitzka ai tempi dell’Accademia d’Arte Drammatica Silvio d’Amico. Altri hanno invece pensato a quell’Ex-Amleto divenuto col tempo un piccolo cult, assolo in bilico fra la ricerca e il puro istrionismo. Mentre alcuni colleghi, amanti di archivi e statistiche, hanno giustamente sottolineato le tante collaborazioni con Ronconi, Missiroli, Calenda, Lavia o Squarzina. Un elenco lunghissimo di titoli, talenti, registi. Fra teatro, cinema e tv. Eppure alla fine l’occasione è stato Minetti di Thomas Bernhard, interpretazione maiuscola di Herlitzka nel ruolo del titolo, cognome di un celebre attore anziano, stanco e irritato col mondo e con gli uomini. Che il Minetti diretto da Roberto Andò sia allora il pretesto di questo Premio Hystrio 2017 all’interpretazione. Per le altre ragioni ognuno scelga le sue. Senza troppi confini. Perché come solo i grandi attori riescono a fare, da sessant’anni Roberto Herlitzka rende credibile la poesia, il sogno, la menzogna.
Premio Hystrio alla Regia 2017
a Romeo Castellucci
Artista noto in tutto il mondo come originalissimo artefice di un teatro visionario e perturbante «fondato sulla totalità delle arti e rivolto a una percezione integrale», Romeo Castellucci è anche autore di numerosi saggi di teoria della messa in scena. Attraverso spettacoli memorabili (da Orestea, a Genesi, da Tragedia Endogonidia alla monumentale Divina Commedia fino a Sul concetto di volto nel figlio di Dio), realizzati con la Socìetas Raffaello Sanzio, da lui fondata nel 1981 insieme a Claudia Castellucci e a Chiara Guidi, ha grandemente influenzato il modo di fare e di guardare le arti sceniche contemporanee. Le sue regie, infatti, in cui si intrecciano una pluralità di linguaggi (musica, scultura, pittura e architettura) rendono il teatro un’arte plastica, complessa, ricca di visioni grazie alla creazione di un codice inedito e riconoscibile, che non fa riferimento a un sistema “altro”, di matrice letteraria, nei cui confronti agire in una logica di traduzione. Artista poliedrico, capace di giocare in più ruoli (autore, regista, creatore di scene, luci e costumi), dal 2011 (con Parsifal di Richard Wagner) lavora con successo anche nel mondo dell’opera lirica internazionale. A Romeo Castellucci e all’unicità del suo segno autoriale viene assegnato il Premio Hystrio alla regia.
Premio Hystrio alla Drammaturgia 2017
a Giuliana Musso
Con una serie di creazioni, centrate su ciò che più vicino è al sentire della gente, in questi ultimi quindici anni Giuliana Musso si è imposta tra le autrici-perfomer più intense della scena italiana. La nascita, la morte, la fede, il sesso, la guerra: temi che toccano fino in fondo le donne e gli uomini contemporanei sono stati da lei esplorati con strumenti affini al giornalismo d’inchiesta e poi traslati in una drammaturgia limpida, portata in scena il più delle volte in forma di monologo, coinvolgente e sempre consapevole di ciò che il corpo del performer racconta a chi guarda. Spettacoli come Nati in casa (2001), Tanti saluti (2008), Sexmachine (2005), La fabbrica dei preti (2012), Mio eroe (2016), La base (2011) e Dreams (2011) sono esempi dell’efficace “giornalismo teatrale” a cui si è dedicata, ottenendo l’attenzione viva, spesso commossa, del pubblico. Artista della consapevolezza civile, Giuliana Musso registra dati, comportamenti, opinioni nei territori dove compie le proprie indagini (il Nordest italiano, soprattutto), ma non rinuncia all’empatia con lo spettatore, sia nei frequenti slanci comici sia nell’avvicinarsi, con pudore e partecipazione, a eventi altamente drammatici. Maria Spazzi Formatasi all’Accademia di Belle Arti di Brera, Maria Spazzi è la mente ideatrice dello spazio scenico degli spettacoli della Compagnia Atir, di cui è tra i fondatori. Ha firmato numerose scenografie per spettacoli di prosa e di lirica, la maggior parte per le regie di Serena Sinigaglia: da Romeo e Giulietta (1996) a Troiane (2004), da Donne in Parlamento (2007) a La Cimice (2009) fino a Nozze di sangue (2010), Italia anni 10 (2014), Utoya (2015) e Tre alberghi (2016). Se con esigue risorse ha saputo dimostrare un fine ingegno, trovando in pochi elementi la forza minimale ed espressiva per definire la scena, ha confermato con coerenza e decisione le sue capacità anche nelle produzioni più importanti, mettendo a punto progetti più complessi ma mai superflui. Il suo lavoro, è esempio di un brillante artigianato teatrale e di un’inventiva che lavora sulla riduzione e sull’individuazione di segni, rivelando sempre una forte identità creativa. In modo mai banale e con soluzioni ingegnose nella loro semplicità, la sua scrittura scenica è infatti non solo funzionale ma anche di forte impatto visivo ed emotivo. A lei va il premio Hystrio-Altre Muse, riaffermando la centralità creativa di un ruolo, quello dello scenografo, troppo spesso trascurato nel complesso mosaico delle professioni del teatro.
Premio Hystrio Iceberg 2017
a Punta Corsara
Associazione culturale indipendente e in continuo fermento, Punta Corsara, filiazione felice del Progetto Arrevuoto realizzato a Scampia nel triennio 2006-2008, vanta dieci anni d’attività, che hanno spaziato dai percorsi di formazione ai mestieri della scena e a spettacoli capaci di reinterpretare con intelligenza e disincantato umorismo la tradizione teatrale napoletana da Petito a Eduardo, passando per Scarpetta e Viviani. Una compagnia giovane ed effervescente che, con grinta e ostinazione, si è costruita una professionalità di tutto rispetto, proponendo testi nuovi con i quali ha saputo sdoganare il folklore di maschere e personaggi ingombranti come Pulcinella e Felice Sciosciammocca. Il Convegno, PetitoBlok, Hamlet travestie, La solitudine delle ombre, Il signor di Pourceaugnac, Il cielo in una stanza sono solo alcune delle loro creazioni, essenziali, antinaturalistiche, a tratti anche fiabesche e marionettistiche, continuamente in bilico tra simbolismo e satira graffiante. A questi valorosi Corsari, che sanno riscrivere la tradizione e i classici con audace originalità, viene assegnato il Premio Hystrio-Iceberg 2017, dedicato a una giovane compagnia emergente.
Premio Hystrio Corpo a Corpo 2017
ad Alessandro Sciarroni
Danzatore, coreografo e regista, Alessandro Sciarroni percorre da sempre strade poco o per niente battute, in cui la danza si mescola con l’arte figurativa, la prosa, il circo, lo sport, ma anche con la letteratura e la cultura pop. Così Your Girl (2007) traeva libera ispirazione da Madame Bovary, mentre il successivo If I was Madonna utilizzava quell’icona pop quale modello da imitare o rifiutare. E un immaginario altrettanto “popolare” era alla base di Cowboys, un’indagine su quanto plasma l’immaginario contemporaneo proseguita nell’assolo Joseph, in cui è in scena lo stesso Sciarroni, davanti a un pc. Uno spettacolo in cui è palese quella volontà di creare spaesamento che è alla base dei tre lavori che compongono il progetto Will You Still Love Me Tomorrow? Un processo creativo basato sulla cura nel cogliere la bellezza e il segno eclettico dell’arte in contesti e prassi regolamentate – la danza “degli schiaffoni” in Folk-s, la giocoleria in Untitled e la disciplina del goalball in Aurora – e di tradurli poi in un linguaggio ironico e allo stesso tempo fortemente emotivo. Per questa capacità di lavorare con sognante e rigorosa visionarietà, Alessandro Sciarroni si aggiudica il Premio Hystrio-Corpo a Corpo 2017.
Premio Hystrio Twister 2017
a Geppetto e Geppetto, di Tindaro Granata
«Mi sono emozionata fino alle lacrime e, dopo lo spettacolo, l’emozione era una macchia nera davanti a me. E ho pensato che rappresentava la preoccupazione verso il futuro, di me genitore rispetto al futuro di mio figlio. E per me qui sta la potenza grande che porterà lontano Geppetto e Geppetto» (Barbara)
«Geppetto e Geppetto, un testo indimenticabile per la delicatezza con cui vengono trattati i problemi in tutte le loro sfaccettature, per il messaggio che ci arriva: l’amore vero vince su tutto…» (Brunella Polignano)
«Grazie Tindaro per avermi permesso di guardare con altri occhi la mia genitrice e di aver rivisto alla luce del tuo spettacolo la mia figura di figlia. Hai reso le relazioni umane con coraggio, leggerezza, parole semplici ma incisive e con un tocco di ironia sei riuscito a restituire centralità alle relazioni e ai sentimenti » (Anonimo)
«Avete trattato un tema molto delicato con la leggerezza di una farfalla, con delicatezza e piena libertà! Ma, oltre a tutto questo, lo spettacolo è anche pieno di pathos. Quindi grazie davvero, per aver dimostrato, senza prendere parti, che la cosa importante è l’amore… » (Anna, da Valdagno)
«Lo spettacolo è stato splendido e molto toccante. Ha affrontato il problema nel migliore dei modi sviscerandone le mille sfaccettature e mostrando quanto è difficile combattere contro l’ottusità e l’ignoranza» (Silvia, da Verbania)
Premio Hystrio Scritture di Scena 2017
La vincitrice e i segnalati
La giuria del Premio Hystrio-Scritture di Scena – formata da Serena Sinigaglia (presidente), Laura Bevione, Fabrizio Caleffi, Claudia Cannella, Roberto Canziani, Sara Chiappori, Renato Gabrielli, Roberto Rizzente, Massimiliano Speziani e Diego Vincenti – dopo lunga e meditata analisi dei 112 copioni in concorso, ha deciso, all’interno di una rosa di undici testi finalisti (AAA – Un altro Ione di Michele Ruol, Il Carrefour è aperto anche di notte di Giulia Lombezzi, Eden di Fabio Pisano, La fuga in Svezia di Nicola Bremer, Genesi Pentateuco#1 di Chiara Boscaro, Lupi di Gabriele Zobele, Mater di Walter Prete, Petrolio, una storia a colori di Gaia Beatrice Gattai, Stabat Mater di Liv Ferracchiati, Torre Elettra di Giancarlo Nicoletti, Trittico delle bestie di Niccolò Matcovich), di assegnare il Premio Hystrio-Scritture di Scena 2017 a:
Stabat Mater di Liv Ferracchiati, che colpisce per personalità e originalità. Un raro esempio di riuscita commedia italiana dal sapore anglosassone. All’interno di una struttura drammaturgica complessa e gestita con mano ferma, spiccano dialoghi credibili e incalzanti, ricchi di una destrezza ironica che ricorda il primo Woody Allen. Ne è protagonista Andrea, “un uomo in corpo di femmina, e anche uno scrittore”, del quale il testo esplora un immaturo attaccamento alla madre e una propensione nevrotica a sedurre. Con uno sguardo lucido e spietato sulla solitudine e, forse, sull’egoismo indispensabili a conquistarsi una piena autonomia.
La giuria ha poi deciso di segnalare:
Trittico delle bestie di Niccolò Matcovich, un testo dalle atmosfere sospese, che alterna la concretezza del dettaglio a un orizzonte di simboli e violenza. Una scrittura matura, in cui l’immaginario animale compone una metafora dei conflitti generazionali.
AAA – Un altro Ione di Michele Ruol, che affronta con acume l’ossessione contemporanea per la maternità: idealizzata e indotta in forma di nevrosi collettiva. Il ritmo è agile, la scrittura precisa nell’intercettare dinamiche e slang della comunicazione social, mentre il riferimento mitologico amplia l’orizzonte del “qui e ora”.
Premio Mariangela Melato 2017
a Oscar De Summa e Federica Di Martino
Con partecipazione e ironia, divertimento e commozione Oscar De Summa moltiplica la sua voce nelle voci di un’intera comunità e ci restituisce nella sua “Trilogia della provincia” (Diario di Provincia, Stasera sono in vena, Lasorella di Gesù Cristo) il ritratto di un luogo che diventa metafora di tutta la provincia italiana e di ogni tensione alla fuga e al riscatto, reinventando un genere, il teatro di narrazione, restituendogli il respiro di una vera e propria epopea, con la stessa lucidità ed efficacia con cui ha affrontato e reinventato grandi classici del teatro come Edipo e Riccardo III.
Formatasi all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio D’amico, Federica Di Martino esordisce giovanissima nel Peer Gynt di Ibsen diretta da Luca Ronconi. Dotata di acuta intelligenza scenica affronta i personaggi con studio meticoloso ed empatia, come nella Medea diretta da Gabriele Lavia e nella ruvida e ferina Mari-Gaila in Divine Parole di Ramón María del Valle Inclán, guidata da Damiano Michieletto. Con la volontà di indagare l’animo femminile è Marianne in Scene da un matrimonio di Bergman con la regia di Alessandro D’Alatri. Forza, lucidità e sensibilità, impegno costante nel rinnovarsi, fanno di Federica Di Martino una delle attrici più interessanti della sua generazione.
Premio Hystrio alla Vocazione 2017
I vincitori e i segnalati
Dopo accurata valutazione dei 236 iscritti al Premio Hystrio alla Vocazione 2017, 40 di loro hanno partecipato alle selezioni finali di Milano. In questa sede la giuria – composta da Fabrizio Caleffi, Claudia Cannella, Arturo Cirillo, Monica Conti, Elio De Capitani, Mario Perrotta, Gilberto Santini e Walter Zambaldi – ha deciso all’unanimità di assegnare il Premio Hystrio alla Vocazione 2017 agli attori Dalila Cozzolino e Kabir Tavani e il Premio Ugo Ronfani, destinato ai più giovani partecipanti al Premio alla Vocazione con un percorso formativo ancora da concludere, ex aequo a Federico Gariglio e Francesca Fedeli.
Queste le motivazioni: Dalila Cozzolino, cosentina dalla formazione non istituzionale convince per la solidità dei suoi strumenti interpretativi. Con sarcasmo tragicomico ha affrontato Delitti esemplari di Max Aub per poi trasformarsi con sensibilità riflessiva nella Viola della shakespeariana Dodicesima notte fino a toccare con consapevolezza tutta contemporanea le corde drammatiche dell’Elettra di Hofmannsthal.
Kabir Tavani, romano, neodiplomato alla Scuola dello Stabile di Genova, ha dimostrato una notevole intelligenza storico-teatrale nella scelta dei pezzi, eseguiti con personalità carismatica e matura padronanza dei mezzi. Dal toccante Mio padre è morto a 18 anni partigiano di Roberto Lerici all’intenso monologo dal film Sacco e Vanzetti di Giuliano Montaldo passando per un Amleto giocato con un’irrituale metateatralità.
Dal 2015 il Premio Hystrio ha istituito il “Premio Ugo Ronfani”, riconoscimento attribuito quest’anno ex aequo a Francesca Fedeli e Federico Gariglio, ventitreenne campana lei, ventiduenne piemontese lui, entrambi ancora impegnati negli studi alla Scuola del Teatro Stabile di Napoli e alla Paolo Grassi di Milano. Francesca, allo stesso tempo garbata e grintosa, diverte con Suor Filomena di Stefano Benni e coinvolge per sensibilità interpretativa sia come Elena ne Le Troiane di Euripide, sia in Canzone e sotto o’carcere di Raffaele Viviani. Federico convince e stupisce per la verve stralunata e la drammaticità sottintesa, esibite in un esilarante Ruzante in piemontese, ma anche nei dolenti ruoli di due figli incompresi in Paté (Debris) di Dennis Kelly e in Lungo viaggio verso la notte di O’Neill.
Accanto ai vincitori, la giuria ha ritenuto opportuno segnalare: Giuseppe Palasciano, pugliese, diplomato alla Scuola Paolo Grassi di Milano, per la versatilità dei registri interpretativi e di repertorio. Ha mostrato infatti tutto il suo talento nel musical come in Tennessee Williams (Zoo di vetro), in Shakespeare con la sua inconsueta Caterina da La bisbetica domata, come nella riscrittura in pugliese della Parpaja topola di Dario Fo.
Photo gallery
Tutte le foto sono di Marina Siciliano.
La cronaca dell'edizione
Ventisette anni di vocazione
di Arianna Lomolino
Quest’anno è stato eduardianamente sabato, domenica e lunedì, dal 10 al 12 giugno, al Teatro Elfo Puccini, che ci ospita dal 2010. Il Premio Hystrio, fondato da Ugo Ronfani e rivolto, in un’ideale staffetta generazionale, alle nuove generazioni del teatro e ad artisti già affermati della scena italiana, è arrivato quest’anno alla sua ventisettesima edizione, e chi scrive può vantare di esserne coetaneo. Il percorso per arrivare alle tre giornate finali è iniziato per gli aspiranti attori e drammaturgia gennaio 2017, quando si sono aperte le iscrizioni (e proprio per la cronaca: nella redazione di via Olona 17 inizia un gran teatro). I numeri dei candidati crescono di anno in anno, 236 iscritti da tutta Italia per partecipare alle pre-selezioni del Premio Hystrio alla Vocazione, giocate fra il Teatro Argot di Roma e la Scuola Teatri Possibili di Milano. Le giornate dei provini sono… piene di sorprese, di salutare inventiva, non scevra a volte da un pizzico di vanità che non sempre paga. Fra le scelte poetico musicali, si tende decisamente al classico, eppure, come il teatro, neanche la musica è solo nostalgia e nel repertorio dei nostri giovani accanto ai musical e al pop melodico, torna Tenco, come un ritornello che ronza nelle pause caffè. Impossibile, poi, fare a meno di Shakespeare, o degli assoluti greci. Gettonati Koltès, Cechov, Ruccello, la figura di Frida Kahlo affascina, forse un po’ ingenuamente, diverse giovani aspiranti, e poi da Pinter indietro fino a Rostand, in un’altalena di registri, tempi e temi, che rivela comunque una complessiva curiosità drammaturgica. Tra chi predilige un approccio sobrio e il classico abbigliamento da training e chi si allestisce la sua piccola scena, i 236 candidati attraversano le preselezioni con piglio e determinazione.
Di tutti i candidati, 40 si confronteranno con la giuria della selezione finale, composta da registi e operatori da tutta Italia. Oltre agli hystrioni Claudia Cannella e Fabrizio Caleffi: Arturo Cirillo, Monica Conti, Mario Perrotta, Gilberto Santini, Walter Zambaldi, e, a fare gli onori di casa, Elio De Capitani. L’aria che tira, fin dalle preselezioni, è di salutare impegno e, in un crescendo di tensioni emozionate, i finalisti affronteranno l’ultima fase nelle sale dell’Elfo.
Chi è di scena
I numeri crescono positivamente anche per i candidati al Premio Scritture di Scena, alla sua settima edizione, rivolto ai drammaturghi under 35. Ben 112 copioni, di cui due segnalati,
Trittico delle Bestie di Niccolò Matcovich e AAA- Un altro Ione di Michele Ruol e, soprattutto, un indiscusso vincitore: Stabat Mater di Livia Ferracchiati, il cui debutto è previsto ad agosto alla Biennale di Venezia, un onesto e sfacciato scrutare la precarietà identitaria dei generi.
Ferracchiati colpisce per la forza magmatica, e la fermezza cruda della sua penna, imbevuta di sferzante sarcasmo. La lettura scenica, che chiude la prima giornata fra i corridoi dell’Elfo Puccini, ne mette a nudo la nervatura: la Sala Bausch accoglie una messinscena del testo ad hoc, per la regia di Elisabetta Carosio con la supervisione di Sabrina Sinatti. Un cast d’eccezione, tutto al femminile, troneggiato da Barbara Moselli, di singolare generosa bravura, accompagnata dall’assolo della madre, Ida Marinelli, e dalla spiccata femminilità di Sara Bertelà e Camilla Semino Favro.
Cambiano i toni con Una vita a matita, lo spettacolo ospite della seconda serata, già meritatamente sold out una settimana prima. La compagnia siciliana Quintoequilibrio propone uno spettacolo delicato, brioso, spumeggiante. L’ironica intesa fra i due attori-autori-registi travolge il pubblico. Le feste di compleanno sono troppo dispendiose, oltre che pericolose, bisogna provvedere, informare. Così, con tute bianche da tecnici, Quinzio Quiescenti e Lorenzo Covello si lasciano andare a una buffa illustrazione delle varie fasi della festa: dai pop corn alle trombette, dai palloncini agli invitati. La scena si tinge di malinconia in occasione delle foto di gruppo, le luci si attenuano, rimangono le candeline della torta a illuminare, quanto basta, la scena, sempre più raccolta intorno a una riflessione sul bisogno di semplicità.
La vocazione non è acqua
Torniamo ai protagonisti del lunedì, i 9 super finalisti del Premio alla Vocazione selezionati tra i 40 partecipanti arrivati in finale. Una curiosità pungente anima l’attesa, una sospensione venata di stupore, il foyer del teatro è ancora deserto, la canicola di Corso Buenos Aires qualcosa di lontano, e nel primo pomeriggio si hanno i fatidici risultati. Non tutti sanno non-vincere, perché qui nessuno perde davvero, ed è un peccato.
Ma eccoli i due vincitori: il romano Kabir Tavani, che fin dalle preselezioni rivela carisma e padronanza magnetica della scena. Convince con un monologo di Gigi Proietti, passando per l’Amleto, interpretando infine, con voce sporca, Il carrozzone di Renato Zero.
L’altra vincitrice è Dalila Cozzolino, frizzante cosentina, centra il bersaglio con la sarcastica comicità di Delitti Esemplari di Max Aub, armata del suo phon e calzando pantofole, rigorosamente abbinate. E fin qui tutto regolare, anzi, dopo due anni di assegnazioni tutte al femminile nel 2016 (Luisa Borini e Giulia Trippetta), e al maschile nel 2015 (Gabriele Paolocà e Valentino Mannias), si rinnova una premiazione mista.
Uno solo è però il segnalato del 2017 ed è Giuseppe Palasciano, talento maturo e versatile, stupisce la giuria con la sua versione della Parpaja topola di Dario Fo in dialetto pugliese, La farfalla zoccola, che durante la serata delle premiazioni raccoglie l’entusiasta consenso del pubblico, che però si perde l’occasione di sentirlo cantare. Altra novità dell’anno è l’ex aequo della Borsa di Studio per giovani attori Ugo Ronfani, assegnata al dinoccolato Federico Gariglio e alla minuta Francesca Fedeli: torinese il primo, si distingue per la maturità delle scelte drammaturgiche; napoletana la seconda, eclettica ed energica.
I 5 prescelti, distrutti ma entusiasti, hanno un pomeriggio per prepararsi, con l’aiuto di Monica Conti e di Arturo Cirillo, alla serata finale delle premiazioni, dove mostreranno al pubblico uno dei brani con cui si sono presentati alle audizioni. La sala Shakespeare è già tutta loro, incantevolmente silenziosa, nel buio, solo una luce a illuminare un palcoscenico insolitamente vuoto. Durante la serata i giovani vincitori occuperanno la scena: una prova adrenalinica, su un palco importante come quello intitolato al Bardo.
La festa finale
12 giugno, ore 20:30. La Sala Shakespeare è colma, febbricitante. Alla quiete animosa della giornata si sostituisce l’effervescente brusio degli invitati. Da dietro le quinte gli umori vibrano, si ride con la tensione di un debutto, è il clou della festa! Conduce Mario Perrotta affiancato da Lady Claudia Cannella. Dopo i ringraziamenti e i saluti istituzionali dell’assessore Filippo Del Corno, il primo artista a essere accolto sul palco è Roberto Herlitzka, Premio all’Interpretazione nell’anno del suo Minetti di Bernhard. La riconoscenza del pubblico è commovente, il lungo applauso della platea è un abbraccio. Tutti in piedi, per ringraziare un uomo di rara eleganza, un’eccellenza del teatro italiano, non indifferente al calore ricevuto. Dedica questo – ennesimo – Premio alla moglie Chiara, con parole montaliane.
È il momento di Emanuele Valenti e Marina Dammacco, in rappresentanza della compagnia emergente Punta Corsara, vincitrice del Premio Iceberg, per la consapevolezza cangiante del loro lavoro, dai paradossi di Hamlet travestie, all’allucinato realismo dello spettacolo La solitudine delle ombre.
Il Premio alla Regia va al coraggio concettuale e simbolico del teatro di Romeo Castellucci, gentleman dell’avanguardia del teatro italiano e fondatore della Socìetas Raffaello Sanzio, da più di vent’anni applaudita in tutto il mondo.
Il Premio altre Muse viene assegnato a Maria Spazzi, calorosamente sostenuta dalla vivace comunità dell’Atir, scenografa di Utoya e di 6Bianca – tra i tanti spettacoli realizzati sulle regie di Serena Sinigaglia – che ringrazia i genitori per averle insegnato «a esercitare spericolatamente l’immaginazione nel gioco del teatro».
Una raggiante Giuliana Musso riceve Il Premio alla Drammaturgia e, da attrice, non nega la sorpresa d’essere premiata per la sua scrittura; ringraziando con emozionata ironia cattura il pubblico, come sulla scena.
Al ballerino, coreografo regista Alessandro Sciarroni, alla sua disincantata coerenza artistica svincolata dai codici prestabiliti va il Premio Corpo a Corpo, dedicato ai “corpi” incontrati, come avuti in prestito, modellati nella ricerca continua del movimento.
È il momento del Premio Mariangela Melato, per il terzo anno ospite del nostro Premio Hystrio, assegnato dalla sorella Anna Melato a Oscar De Summa e a Federica Di Martino.
Infine, il momento dello spettacolo dell’anno votato online dal pubblico, e nessuno meglio di uno spettatore potrebbe leggere le motivazioni del Premio Twister, raccolte tra i commenti arrivati in redazione, quest’anno, più numerosi che mai. Un’assegnazione coloratissima che va senza esitazioni al Geppetto e Geppetto di Tindaro Granata, premiato per l’autentica freschezza della sua voce. Si chiude il Premio Hystrio 2017 in un movimentatissimo foyer, tra brindisi e chiacchiere. Non è mancata la fatica, ma è la festa del teatro, il teatro che vive di ottimismi e di tenace volontà, dell’entusiasmo di chi lo abita, in un mondo che va così così e in un’Italia che induce a lasciar perdere. Ma si resiste. Dalle platee, fra le quinte, nelle sale prova, la risposta – mettetevi comodi – è tutta da guardare. ★