Edizione 2018
Le motivazioni
Premio Hystrio all’Interpretazione 2018
a Massimiliano Speziani
Talento, rigore, coerenza, passione. La carriera di Massimiliano Speziani ha seguito rotte anomale ma mai casuali, in direzione ostinata e contraria al mainstream, scendendo in profondità di una ricerca irrequieta perseguita con la concentrazione di un monaco e il coraggio di un guerriero. Diplomato alla Scuola Paolo Grassi, si è sempre scelto maestri e compagni di viaggio. Da Massimo Castri ad Alfonso Santagata e Antonio Latella, che lo dirige anche nel recente Pinocchio, dove Speziani si moltiplica in più ruoli “paterni”, da Geppetto a Mangiafuoco, raggiungendo straordinari vertici performativi. Ma importanti sono anche le collaborazioni con Federico Tiezzi, Cristina Pezzoli, Carmelo Rifici e Lorenzo Loris. Così come fondamentale è il sodalizio con Renata Molinari e, soprattutto, con Renato Gabrielli, a cui lo unisce la necessità di una riflessione continua sull’oggetto teatro, mentre con il recente Essere bugiardo di Carlo Guasconi, diretto da Emiliano Masala, si è confermato raffinatissimo quanto sensibile ermeneuta della parola in scena. A questo attore multiforme, che si è messo alla prova anche come regista, a suo agio sui palchi più istituzionali, come nelle piccole produzioni indipendenti, sempre con la stessa serietà, la stessa cura e la stessa intensità, assegniamo un più che meritato Premio Hystrio all’interpretazione.
Premio Hystrio alla Regia 2018
a Massimiliano Civica
Il percorso di Massimiliano Civica, Premio Hystrio alla regia 2018, è stato caratterizzato, nel corso del tempo, da un continuo e intelligente confronto con generi diversi, dove ha saputo mantenere intatto un segno registico personale, severo e rigoroso, che ne ha fatto un unicum nel panorama nazionale. Civica scarnifica all’essenziale i testi, li insuffla nei suoi attori che, come posseduti dallo spirito dei personaggi, li restituiscono al pubblico a un voluto grado zero di espressività, nella voce e nel gesto, creando un cortocircuito fra questo apparente nulla interpretativo e la purezza dirompente della parola, all’improvviso risplendente in tutte le sue sfaccettature. Si è felicemente confrontato con i classici – da Il mercante di Venezia di Shakespeare ad Andromaca e alla recente Alcesti di Euripide – e, dal 2011, ha trovato nel drammaturgo napoletano Armando Pirozzi un ottimo compagno di viaggio per la realizzazione di una serie di spettacoli, dove confrontarsi con le problematiche del presente. Nei suoi ultimi lavori è emersa la necessità di favorire un riavvicinamento del pubblico alla scena teatrale che il regista reatino vede come essenziale, ben testimoniata dal successo di Dialoghi degli dei, riuscita collaborazione con i Sacchi di Sabbia, Un quaderno per l’inverno e la farsa Belve, entrambi a firma di Pirozzi.
Premio Hystrio alla Drammaturgia 2018
a Davide Carnevali
Drammaturgo, ma anche traduttore, critico teatrale, giornalista, da ultimo regista, Davide Carnevali è una figura poliedrica, inconsueta nel panorama italiano. Si forma in ambito internazionale, Germania prima, dove è stato ospite, primo fra gli italiani, del Theatertreffen di Berlino, quindi in Spagna e Argentina, sempre facendo incetta di premi. Tale eclettismo si riflette nella scrittura, densamente citazionista, tagliente e umoristica, immaginifica e concettuale, di ascendenza quasi nordeuropea, così diversa dalla tradizione nostrana. Una scrittura che ha il merito di affondare con intelligenza le sue riflessioni nelle grandi emergenze della contemporaneità (Ritratto di donna araba che guarda il mare, Sweet Home Europa, Come fu che in Italia scoppiò la rivoluzione ma nessuno se ne accorse) come nel Mito (Menelao, Atti osceni in luogo pubblico) o nel privato (Variazioni sul modello di Kraepelin), mettendo in luce le menzogne della Storia come dell’identità personale, grazie alla moltiplicazione delle prospettive e degli sguardi, alla ripetizione di alcuni snodi formali, alla demistificazione dei linguaggi e all’alterazione delle coordinate spazio-temporali. A Davide Carnevali, per come ha saputo rinnovare i canoni della drammaturgia italiana contemporanea, consegniamo un meritato Premio Hystrio alla Drammaturgia.
Premio Hystrio Altre Muse 2018
a Zona K
Sono quattro donne, fiere e ormai autorevoli, come la bella leonessa che hanno scelto per simbolo della stagione 2017-18. Parliamo di Valentina Kastlunger, Valentina Picariello, Sabrina Sinatti e Silvia Orlandi, il quartetto tutto al femminile che gestisce Zona K, piccola e agguerrita enclave culturale milanese, con sede all’Isola, ormai punto di riferimento importante nel panorama teatrale cittadino e non solo. Con caparbietà e coerenza, hanno saputo infatti accaparrarsi la fiducia di artisti di rango della scena nazionale e internazionale (Rimini Protokoll, Roger Bernat, Agrupación Señor Serrano, Motus), ma anche tenere uno sguardo attento ai nuovi gruppi, stabilendo alleanze importanti con altre realtà cittadine (Danae Festival, Casa della Memoria, Olinda, Stanze e Triennale Teatro dell’Arte, Teatro Parenti). Attenzione alla performance e a un teatro che parli del presente sono i tratti salienti dell’identità di Zona K, una delle poche realtà nazionali che ha fatto di una rigorosa e tenace progettualità il suo punto di forza. Progettualità che si concretizza felicemente, più che in tradizionali cartelloni, in focus tematici declinati all’interno di macro temi come Identità, Europa e Potere. Alle leonesse di Zona K siamo quindi orgogliosi di consegnare il Premio Hystrio-altre muse.
Premio Hystrio Iceberg 2018
a Compagnia Òyes
Nell’osservare il percorso artistico degli Òyes, si percepisce un chiaro senso di solidità. Sono infatti un gruppo numeroso ma senza isterismi, caratterizzato da poche ma pensatissime produzioni, con un brillante lavoro organizzativo alle spalle e la capacità di vincere in scioltezza premi e bandi, diventando in breve una realtà riconosciuta su scala nazionale. Ma in questa concretezza si aprono anche improvvisi squarci di sana follia. Come ad esempio riscrivere Cechov calandolo nel contemporaneo in Vania o in Io non sono un gabbiano. È stato proprio questo azzardo, il coraggio di guardare in faccia la tigre senza uscirne con le ossa rotte, a segnare una svolta nella giovane compagnia nata nel 2010 intorno a un gruppo di diplomati dell’Accademia dei Filodrammatici, dandole una riconoscibilità artistica sempre più precisa. Le drammaturgie originali, come Va tutto bene o Il preferito, divengono così ispirazione per uno sguardo registico maturo, capace di intrecciare la propria autorialità con la semplicità del segno estetico e con un senso collettivo del fare teatro. Per la serietà con cui stanno facendo crescere un progetto ambizioso e per quel pizzico di sfrontatezza creativa che da sempre caratterizza i talenti più belli assegniamo alla Compagnia Òyes il Premio Hystrio Iceberg 2018.
Premio Hystrio-Corpo a Corpo 2018
a Fattoria Vittadini
Per il peculiare percorso di gruppo, capace di fare della molteplicità di voci un punto di forza, assegniamo a Fattoria Vittadini il Premio Hystrio-Corpo a Corpo. Nei dieci anni di strada percorsi insieme, festeggiati di recente con la bella rassegna “It’s a little bit messy”, Fattoria Vittadini ha infatti saputo valorizzare le inclinazioni e le competenze di ognuno, fino a diventare un collettivo maturo e plurale. Passo dopo passo – a partire dal diploma in teatro danza alla Scuola Paolo Grassi, che è stato il punto di avvio di questa feconda avventura artistica – Fattoria Vittadini si è imposta come un punto di riferimento sul territorio, aprendosi a collaborazioni non solo nell’ambito della danza contemporanea e del teatro danza, ma anche con la lirica e la prosa. Si pensi, per esempio, alle esperienze con il Festival della Valle d’Itria o con il Festival del Silenzio, senza mai rinunciare a quella costante apertura nazionale e internazionale, che ha permesso loro di lavorare con coreografi del calibro di Lucinda Childs, Yasmeen Godder, Virgilio Sieni e Giulio D’Anna. Orgogliosamente versatili quanto eterogenei, i magnifici undici di Fattoria Vittadini sono la felice dimostrazione di come sia possibile sperimentare diversi linguaggi senza perdere una riconoscibile identità artistica.
Premio Hystrio Twister 2018
a Il sindaco del Rione Sanità di Eduardo De Filippo, regia di Mario Martone, prod. Elledieffe-Nest Napoli Est Teatro-Teatro Stabile di Torino
Ho visto Il sindaco del Rione Sanità e mi è piaciuto molto. Inizialmente ho pensato: no, Gomorra no! E, invece, trasportare la vicenda ai nostri giorni, ringiovanire il protagonista ci stava tutto! Ciò che caratterizza un capolavoro è che puoi afferrarlo, sventrarlo, farlo tuo con intelligenza e arte, come ha fatto Martone. Bravissimi gli attori. Mentre recitavano scoprivo in quella scrittura, in quella storia altri pezzi del puzzle del mondo che Eduardo offre: il potere si trasforma, sfrutta la violenza, utilizza l’ignoranza… la società non si è trasformata, l’entusiasmo, le speranze del dopoguerra sono state maciullate… “la famiglia” rimane l’ultima possibilità di ribellarsi e ritrovare la dignità di persone e cittadini… (Maria Procino)
Il sindaco del Rione Sanità ovvero regia: un impeccabile Mario Martone; cast di ottimo livello con Francesco Di Leva che incanta per la sua interpretazione di don Antonio Barracano; Eduardo De Filippo: lo Shakespeare del Novecento. (Anna Masullo)
Mario Martone, di un testo chiave dell’epopea eduardiana come Il sindaco del Rione Sanità fa una versione emozionante e appagante. Grazie, bravissimi tutti gli attori in scena. A 67 anni ho applaudito con gli occhi lucidi. La mia compagna emozionata come me. Così succede quando il teatro è di grande qualità. (Anonimo)
Premio Hystrio-Scritture di Scena 2018
La giuria del Premio Hystrio-Scritture di Scena – formata da Carmelo Rifici (presidente), Federico Bellini, Laura Bevione, Fabrizio Caleffi, Claudia Cannella, Roberto Canziani, Sara Chiappori, Renato Gabrielli, Stefania Maraucci, Roberto Rizzente, Letizia Russo, Francesco Tei e Diego Vincenti – dopo lunga e meditata analisi degli 87 copioni in concorso, ha deciso, all’interno di una rosa di undici testi finalisti (Semi. Senza infamia e senza lode di Marco Zoppello, Diario di bordo di Carolina Cametti, George II di Stefano Fortin, Rapsodia teatrale di Nicola Mariconda, Mai Home di Valentina Gamna, Blatte di Michelangelo Zeno, Toilette di Ian Bertolini, Grasso che cola di Paola Giglio, La figlia femmina di Anna Giurickovic Dato e Matteo Quinzi, Lea R. di Michele Ruol, Oppio di Michele Pagliaroni), di assegnare il Premio Hystrio-Scritture di Scena 2018 a:
Lea R. di Michele Ruol, una rilettura contemporanea del testo shakespeariano, attualizzato con intelligenza in termini solo apparentemente meno crudeli, ma forse più cupi e amari. La storia senza tempo del rapporto tra genitore e figli, si trasforma così in tragedia, declinata al femminile, delle alterazioni dei rapporti umani, i cui protagonisti sono il rimorso e il senso di colpa.
La giuria ha poi deciso di segnalare:
Toilette di Ian Bertolini: scrittura incisiva, soggetto indisciplinato, scavalca la pudicizia che lava i panni sporchi in casa e costruisce un dramma ben congegnato, dallo scompigliato viavai temporale, capace di svelare le piccole cose di cattivissimo gusto di un ménage familiar-condominiale.
Rapsodia Teatrale di Nicola Mariconda attraversa il tema della malattia e della morte con linguaggio credibile e immediato. Monologhi e dialoghi, citazioni colte e riferimenti pop, commedia e dramma si alternano in una “rapsodia” coinvolgente e a tratti capace di commuovere senza enfasi.
Blatte di Michelangelo Zeno un testo originale e inconsueto, dalle evocazioni kafkiane, in cui, attraverso il personaggio di un hikikomori e con la pervasiva presenza della tv-verità, si compone la visione del presente e delle sue patologie sociali.
In collaborazione con Fabulamundi Playwriting Europe la giuria ha poi attribuito la segnalazione Beyond Borders?, a Mai Home di Valentina Gamna, per la delicatezza di un linguaggio intessuto di una simbologia antica ma sempre ancorato alla concretezza di azioni minime. Un testo che sa intercettare le urgenze del nostro contemporaneo e in cui il tema del confine diventa possibilità di relazione prima ancora che spazio di separazione.
Premio Hystrio alla Vocazione 2018
I vincitori e i segnalati
Dopo accurata valutazione dei 184 iscritti al Premio Hystrio alla Vocazione 2018, 40 di loro hanno partecipato alle selezioni finali di Milano. In questa sede la giuria – composta da Fabrizio Caleffi, Claudia Cannella, Arturo Cirillo, Monica Conti, Veronica Cruciani, Valter Malosti, Andrea Paolucci, Mario Perrotta, Roberto Rustioni, Serena Sinigaglia e Walter Zambaldi – ha deciso all’unanimità di assegnare il Premio Hystrio alla Vocazione 2018 agli attori Nika Perrone e Matteo Ippolito e il Premio Ugo Ronfani, istituito nel 2015 e destinato ai partecipanti più giovani del Premio alla Vocazione, che si vogliono accompagnare verso una formazione più strutturata e professionale, a Lucia Mariani.
Queste le motivazioni:
Nika Perrone, 26 anni, prossima al diploma all’Accademia Silvio D’Amico di Roma, ha conquistato la giuria per la sua presenza scenica magnetica, mix particolarissimo di personalità e tecnica che la rende credibile e intensa sia in ruoli drammatici, come quello della pulzella d’Orleans in Santa Giovanna di George Bernard Shaw e della moglie di un reduce di guerra di A cuore aperto di Patrizio Cigliano, sia sulle corde comiche della mamma sicula di Un giorno nella vita di Vito Panico. Grazie alla duttilità con cui ha saputo rispondere alle indicazioni della giuria ha così dimostrato di poter spaziare su registri e generi diversi.
Matteo Ippolito, 28 anni, diploma alla milanese Accademia dei Filodrammatici, è dotato di strumenti tecnici e di una maturità scenica non comune. Ha saputo caratterizzare, infatti, senza cadere nel macchiettistico, e con un segno fortemente originale e coinvolgente, i personaggi con cui si è misurato, tratti da Animali notturni di Juan Mayorga, e dalla shakespeariana Tempesta, da cui ha ricavato un efficace e divertente Trinculo nella versione napoletana firmata da Eduardo De Filippo. Stile molto personale e intelligenza attoriale, che lo hanno portato poi anche a scelte non convenzionali su personaggi diversi fra loro come Kostja del Gabbiano di Checov e Fred Buscaglione in un’ironica versione di Guarda che luna.
Il Premio Ugo Ronfani, invece, va quest’anno a Lucia Mariani, 19 anni il prossimo luglio, barese, autodidatta, che ha dimostrato passione e determinazione nell’interpretare brani da Maria Stuarda di Friedrich Schiller e da La porta sbagliata di Natalia Ginzburg. Ha stupito poi anche per l’interpretazione sicura e toccante di una canzone difficile come Alfonsina y el mar e per come ha saputo mettersi in gioco di fronte alle sollecitazioni della giuria.
Accanto ai vincitori, la giuria ha ritenuto opportuno segnalare: Roberta Catanese e Michele Costabile.
Roberta Catanese, 24 anni, messinese di nascita e fresca di diploma al Teatro Stabile di Genova, ha colpito la giuria per la naturalezza scenica con cui ha affrontato Fuga a cavallo lontano nella città di Bernard-Marie Koltès, senza peraltro rinunciare a una notevole intensità nel ruolo più classico della sofferta Lady Anna del Riccardo III di Shakespeare. Una duttilità interpretativa, che lascia ben sperare per il suo futuro, confermata anche nelle corde leggere che ha mostrato di possedere in Sali e tabacchi di Aldo Nicolaj.
Michele Costabile, 30 anni, romano di nascita e milanese d’adozione, diplomato alla Scuola del Teatro Stabile di Torino, ha mostrato un’istintiva e vivace capacità di rileggere a suo misura un classico della drammaturgia contemporanea come La patente di Luigi Pirandello, e doti mimiche, capaci di indurre immediata empatia con lo spettatore, catturato anche dalla freschezza comunicativa con cui ha interpretato i versi di Trilussa di Cameretta ammobiliata.
La cronaca dell'edizione
Quei “forse” pieni di speranza
di Renata Savo
«Questo è l’anno dei forse» suggeriva qualcuno fra i giurati, a confronto sui possibili vincitori e segnalati del Premio Hystrio alla Vocazione 2018 che sarebbero saliti sul palco della Sala Shakespeare del Teatro Elfo Puccini, lunedì 11 giugno, per la serata finale delle premiazioni, dal 1989 appuntamento fisso con le eccellenze del teatro italiano e con le giovani promesse. Forse cosa? Forse sì, forse no? Un forse incarna l’oscillazione tanto quanto la speranza. «Morire, dormire, sognare forse» diceva Amleto, monologo più quotato di sempre, che pure quest’anno non è mancato.
Quasi duecento i candidati iscritti alle preselezioni. Attori con le storie più diverse, in corso di studi presso Scuole e Accademie, autodidatti, provenienti da ogni parte d’Italia, giovanissimi e con più esperienza, si sono dati appuntamento a Roma, dal 9 al 12 maggio al Teatro Argot Studio e a Milano, dal 21 al 24 maggio, alla Scuola di Teatri Possibili, con il loro bagaglio di personaggi e drammaturgie. Da questa prima fase quaranta finalisti, convocati a Milano dal 9 all’11 giugno, di fronte a una nuova giuria di registi e direttori artistici – Fabrizio Caleffi, Claudia Cannella, Arturo Cirillo, Monica Conti, Veronica Cruciani, Valter Malosti, Andrea Paolucci, Mario Perrotta, Roberto Rustioni, Serena Sinigaglia e Walter Zambaldi – che si interrogano e si consultano per tre giorni fino al verdetto finale su una rosa di 9 super-finalisti, ammessi alla prova del palcoscenico la mattina del terzo giorno di audizioni. Dubbi, ripensamenti, motivazioni al termine della tre giorni di finale laureano Matteo Ippolito e Nika Perrone vincitori della 28a edizione del Premio Hystrio alla Vocazione. Nika si è trovata per caso a festeggiare sul palco il suo ventiseiesimo compleanno: quale migliore regalo? Dopo essersi addentrata negli stati d’animo della santa combattente Giovanna d’Arco, attraverso G.B. Shaw, e in quelli della moglie di un reduce di guerra in A cuore aperto di Patrizio Cigliano, Nika, a Roma, è ritornata da vincitrice e anche prossima alla conclusione degli studi all’Accademia “Silvio d’Amico”. L’altro campione del Premio Hystrio alla Vocazione è Matteo Ippolito: 28 anni e un diploma all’Accademia dei Filodrammatici di Milano. Occhi intelligenti quelli di Matteo, presenza scenica poderosa che non lascia indifferenti alla sua maturità tecnica, di cui la giuria si è accorta all’unanimità dal primo momento. Nel passaggio dalla sua ironica interpretazione di Guarda che luna di Fred Buscaglione a quella di Trinculo nella Tempesta di Shakespeare, ha dimostrato una capacità non comune, quella di ricoprire ruoli comici senza scadere nel macchiettismo, di essere dotato di abilità canore, mimetiche che, con molte probabilità, lo porteranno lontano negli anni a venire.
Vocazione ed esperienza
La giuria ha deciso di segnalare due finalisti: Michele Costabile e Roberta Catanese.
Michele, romano di nascita, milanese d’adozione, si è diplomato alla scuola del Teatro Stabile di Torino. Per lui non è stata la prima volta al Premio Hystrio alla Vocazione. Un anno fa arrivò alle finalissime, ma stavolta la disinvoltura e la costanza hanno ricompensato i suoi meriti. Nella sua performance de La patente, da Luigi Pirandello, ha esaudito bene sia la richiesta di esprimere passioni in apparenza inconciliabili, come la rabbia celata dal finto sorriso di uno iettatore che si scontra con la burocrazia, sia quella di ricercare gesti capaci di sostituirsi alle parole. La giuria ha poi attribuito la seconda segnalazione a Roberta Catanese. Ventiquattrenne messinese, diplomata alla scuola del Teatro Stabile di Genova, Roberta è stata còlta preparata quando la giuria le ha chiesto di mostrare un pezzo nuovo, non il già convincente monologo di Lady Anna dal Riccardo III di Shakespeare e nemmeno il brano da Sale e tabacchi di Aldo Nicolaj. Roberta ha tirato fuori, così, dal suo baule immaginario un pezzo da Fuga a cavallo lontano nella città di Bernard-Marie Koltès, bravissima nel dare vita a un personaggio colloquiale e familiare, che non aveva bisogno d’altro se non di un corpo perfettamente a suo agio sul palcoscenico.
E infine, la non ancora diciannovenne Lucia Mariani, della provincia di Bari. Tra qualche tempo forse, la ritroveremo allieva in qualche accademia teatrale grazie alla sua tenacia, alla passione, e anche un po’ alla borsa di studio concessa dal Premio Ugo Ronfani. Lo ha vinto lei, sirena con il viso incorniciato dai capelli ricci corvini, screziati di verde acquamarina: possiede una voce che ha del divino e che l’aiuterà senz’altro nello sviluppo della sua identità di attrice. Perché Lucia lo ha detto a chiare lettere, a se stessa, alla sua famiglia, e infine ai giurati, che «da grande» vuole fare l’attrice. Un sogno che l’ha indotta a interminabili e dispendiosi viaggi di studio, per il quale ha fatto molti sacrifici in attesa del diploma di liceo linguistico. La sua determinazione e la stupefacente attitudine a reincarnare, in seguito alle esortazioni della giuria, in pochi secondi e con parole proprie,un monologo della regina Maria Stuarda da Friedrich Schiller che non si addiceva alla sua fisicità acerba, l’hanno premiata.
Giovani artisti alla ribalta
È una novità di quest’anno l’inizio di una duplice collaborazione, con il Premio Scenario e il progetto Forever Young della Corte Ospitale di Rubiera. Ad anni alterni, il Premio Hystrio ospiterà i vincitori dei due riconoscimenti, giovani compagnie a cui dare visibilità. In quest’ottica sabato 9 abbiamo assistito a Un eschimese in Amazzonia della compagnia The Baby Walk, vincitore del Premio Scenario 2017. Un intenso confronto, quasi un happening, dove Liv Ferracchiati, persona e personaggio, si confronta in scena con un coro (bellissimo il lavoro fisico e collettivo di Francesco Aricò, Giacomo Marettelli Priorelli, Greta Cappelletti e Laura Dondi) sul tema dell’identità sessuale. Un corpo a corpo anche col pubblico che smonta molti concetti precostituiti e ti interroga con forza e leggerezza.
Il 10 giugno, la sala Bausch è gremita per la mise en espace di Lea R., di Michele Ruol, testo vincitore del Premio Hystrio-Scritture di Scena per drammaturghi under 35. Quasi un centinaio i testi sottoposti alla giuria composta da Carmelo Rifici (presidente), Federico Bellini, Laura Bevione, Fabrizio Caleffi, Claudia Cannella, Roberto Canziani, Sara Chiappori, Renato Gabrielli, Stefania Maraucci, Roberto Rizzente, Letizia Russo, Francesco Tei e Diego Vincenti. Alla fine, la spunta un testo chiaramente ispirato a Shakespeare: mantenendo costanti le relazioni tra i personaggi del King Lear e insinuandovi un tema caldo del nostro tempo – la paura che la “badante” marocchina Cordelia possa sottrarre l’affetto e l’eredità dell’anziana Lea R. alle figlie di lei Goneril e Regan – Ruol ha esaltato, con intelligenza, la morale del dramma shakespeariano, ben evidenziata dalla mise en espace curata da Sabrina Sinatti, con Carolina Cametti, Alice Giroldini, Valentina Picello e una straordinaria Lea interpretata da Nicoletta Ramorino.
Un ultimo appuntamento precede la serata finale, un antipasto fresco come si addice all’imminente estate. Nicola Pianzola e Anna Dora Dorno, della Compagnia Instabili Vaganti, presentano il volume che racconta il loro progetto di ricerca e pedagogia teatrale Stracci della Memoria (edito da Cue Press, che recensiremo sul prossimo numero della rivista). Con la guida di Chiara Marsilli, un’intensa conversazione ha coinvolto gli autori e il pubblico sulle tracce di un progetto che ha portato Instabili Vaganti a confrontarsi con artisti di tutto il mondo, con i loro vissuti culturali pronti a tradursi in linguaggi scenici precisi e significanti, capaci di metterci in contatto con le strutture antropologiche fondamentali.
E ora tutti in scena!
C’è una certa emozione in sala Shakespeare,gremita fino all’ultima fila, l’11 giugno. Si comincia.
Coi saluti di rito dell’assessore all’Autonomia e Cultura della Regione Lombardia, Stefano Bruno Galli, e di Sumaya Abdel Qader, vicepresidente della Commissione Cultura, Moda e Design del Comune di Milano, in rappresentanza dei due enti pubblici che, con il loro contributo, insieme a Fondazione Cariplo, rendono possibile il Premio Hystrio. Ad aprire le premiazioni dei “big”, come li ha per gioco chiamati Perrotta, è stato Massimiliano Speziani, Premio Hystrio all’interpretazione: un «messaggero» dentro, oltre che sul palcoscenico in alcune sue importanti collaborazioni, che in segno di gratitudine ha voluto portare la parola di Antonio Neiwiller sul teatro come «Un’arte clandestina/per (…) unirsi a viaggiatori inquieti». Proviene dall’Accademia dei Filodrammatici, la Compagnia Òyes, chiamata a ritirare il Premio Hystrio Iceberg dalla direttrice Claudia Cannella e da Mario Perrotta, l’apollineo e il dionisiaco della serata dedicata alle Premiazioni, condotta con la giusta dose di eleganza e ironia. Anche quest’anno Hystrio ha ospitato il Premio Mariangela Melato dedicato a giovani attori professionisti, assegnato a Federica Rosellini e Giuseppe Sartori.
A seguire, Massimiliano Civica, Premio Hystrio alla regia, ha ringraziato la «categoria bistrattata» dei critici, i suoi attori «per aver dato a me più di quanto io abbia dato a loro», e la moglie Iole. Dopo la serie per lo più maschile di premiati, il fiero ensemble al femminile di Zona K – vivace realtà milanese, che da alcuni anni porta l’Europa a Milano conquistando la fiducia di artisti nazionali e internazionali come Rimini Protokoll, Roger Bernat, Agrupación Señor Serrano e Motus – riceve il Premio Hystrio Altre Muse rivolto alle professioni del teatro.
Davide Carnevali, «per la sua scrittura tagliente che affonda nelle emergenze della contemporaneità», si è aggiudicato il Premio Hystrio alla drammaturgia. Sul palco è salita poi Fattoria Vittadini, Premio Hystrio Corpo a Corpo: la compagnia di danza, anch’essa numerosa, ha fatto della molteplicità il suo punto di forza dimostrando che «sperimentare senza perdere riconoscibilità» è un esercizio possibile. Mentre la giuria del Premio Hystrio-Scritture di Scena consegna il premio a Michele Ruol per il suo Lea R, e le segnalazioni a Ian Bertolini per Toilette, Nicola Mariconda per Rapsodia teatrale e a Michelangelo Zeno per Blatte, a Claudia Di Giacomo l’onore di consegnare a Valentina Gamna per Mai Home, la segnalazione speciale Fabulamundi Playwriting Europe-Beyond Borders? frutto di una nuova importante collaborazione inaugurata quest’anno, quella tra Hystrio e Pav. Il Premio Hystrio Twister, invece, assegnato dal pubblico sul web, è andato allo spettacolo Il Sindaco del Rione Sanità per la regia di Mario Martone, che, nostalgico ed emozionato, un po’ come noi seduti in platea, ha lanciato un parallelismo tra l’«l’idea di gruppo» del Nest e quella che lo animava ai tempi di Falso Movimento. Con i “ragazzi” del Nest – Francesco Di Leva, Adriano Pantaleo e Lucienne Perreca – che sorridono per la «bella soddisfazione».
Brindisi per tutti, allora, nel foyer che accoglie la mostra Aria di teatro. Le copertine di Hystrio 1988-2017, realizzata per i trent’anni di Hystrio da Clara Chiesa, Marina Conti, Erika Giuliano e Marta Vianello con la supervisione di Maria Spazzi. ★