Personaggi
Autopresentazione
SU E GIU’ PER I GRADINI DELLA MEMORIA
Sempre più difficile raccontare il presente: vorrebbe dire sfidare i “media” sul loro stesso terreno. In altri termini, la contemporaneità si narra da sola attraverso giornali, televisione e canali informatici. Cercare di capire il qui e ora resta l’intento; testimoniarlo attraverso forme oblique, trasversali… per restituire l’alone tragico che un testo odierno dovrebbe sprigionare. L’Oggi, quindi, lo si può riferire ad una sola condizione: trattandolo cioè come se fosse defunto… e facendogli l’autopsia! Questa è la sorte capitata a Mira ed Otilia, le cui parabole collidono dopo un’attesa di anni. Il rito che si celebra nell’in-contro è la morte della loro giovinezza mai vissuta o, perlomeno, sopravvissuta all’ombra di una contaminazione che ha deteriorato il loro presente, privandole di un ipotetico futuro. Trovare scampo nel ricordo, però, serve solo a mantenere l’immagine atroce della memoria con il suo imperativo fatale. Come nelle opere precedenti, anche qui la lente è posta sull’analisi di un nucleo familiare e delle forme prese in prestito per riempire esistenze viepiù destabilizzate. Frantumate. Ben vengano allora le benzine dell’odio, della paura, della sottomissione o della sollecitudine… che danno un senso e sostengono questi involucri gassosi che siamo noi… uomini e donne di un nuovo e sempre più desolato millennio. Comunicare allo spettatore una vertigine, una suggestione, un’interrogazione morale è la sfida. La cosiddetta normalità borghese costituisce un’utopia inafferrabile, qualcosa che si perde e si riacquista continuamente. E se l’immagine che ci siamo fabbricati di noi e degli altri fosse completamente falsa? Se l’intero sistema di riferimento su cui poggia il nostro arco vitale si dimostrasse all’improvviso infondato? Personaggi principali del dramma sono i ricordi, le immagini di fatti e cose, di esseri corporei e spirituali che già furono e che noi vediamo ripetersi, riapparire, per ricondurre in noi quel tanto di bene e male che già dispensarono in passato.Quante volte avremmo voluto dimenticare magicamente un odore, una persona, un’emozione, un’esistenza intera per cancellarle dalla nostra vita?! Ma la Memoria è il cane più stupido che esista. Le lanci un bastoncino e ti riporta indietro tutto. Ricci & Forte
Scheda autore
STEFANO RICCI & GIANNI FORTE, trentenni, vivono a Roma dove svolgono, oltre all’attività di drammaturghi, quella di sceneggiatori cinematografici e televisivi. Formatisi all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio d’Amico”, dopo aver preso parte – singolarmente – a diversi spettacoli teatrali e a film sotto la regia, tra gli altri, di Luca Ronconi, Mario Missiroli, Roberto Guicciardini, Liliana Cavani e Luigi Squarzina, frequentano workshop di drammaturgia e sceneggiatura in Italia e negli Stati Uniti. Ed è proprio qui che, scontrandosi, iniziano la loro collaborazione, provocando lentamente un sopravvento dell’attività autoriale rispetto a quella del palcoscenico. Nel 1997 vincono il Premio “Studio 12 – Anticoli Corrado” con la commedia CUORI PULPitanti. Nel 1998 si aggiudicano i Premi “Giorgia Vignoli” e “Oddone Cappellino” con il testo I mercoledì di Giocasta. Nello stesso anno vincono l’edizione del Premio “Vallecorsi” e “Fondi La Pastora” con Aspettando Marcello (Hystrio, n.4. 1998). Nel giugno 2000 si aggiudicano il Premio Hystrio alla drammaturgia.