Personaggi
Autopresentazione
Il grande prurito, scritto nel 1955, mette in scena la grande disillusione di chi aveva creduto che la fine del fascismo e l’avvento del regime parlamentare potessero rappresentare un cambiamento di sostanza e non solo di forma. Vana speranza: al monologo ginnico-imperiale della defunta dittatura si sostituiscono gli impenetrabili lalismi delle conventicole della neonata democrazia. Falsi dialoghi, sproloqui autoreferenziali, architetture gotiche o futuriste di parole che sorgono su inattaccabili fondamenta ideologiche.
E’ proprio la puntuale ironia sulle “parole chiave” dei massimi sistemi in lotta, a preservare il testo dal rischio, ancora di moda sincronicamente alla sua stesura, di affondare nelle paludi di un sarcasmo negativo e qualunquista, per preservarsi sui più positivi binari di un’anarchicheggiante ironia. L’aver colto l’inganno delle parole, quali maschere delle successive epifanie di un potere in realtà sempre identico, rende questo testo attualissimo nel quotidiano avvicendarsi di trasformismi.Mono o policromatici burattini mossi da una identica mano, tutti i personaggi non sono se non la caricatura di loro stessi, e si ritrovano in bocca, con proprie parole, brandelli dell’altrui propaganda, in un crudo pessimismo che confina nello stoicismo nichilista del vecchio suicida o nel cinico realismo delle puttane.
Al popolo, nudo e abbruttito, non resta infatti che rinchiudersi volontariamente in gabbia. Fuga da una libertà che assume sempre di più l’aspetto di una cieca lotteria per la scelta di un nuovo padrone. Cala così il sipario su un dramma che si replica ogni giorno.
Michele Galli
Scheda autore
MICHELE GALLI ha lavorato come bitumino sulle strade, (per una sola estate) è stato poi un ricercato vulcanizzatore di gomme per auto, la guerra era finita da poco, ed infine venditore di biscotti in assolate drogherie milanesi, di Busto Arsizio e Gallarate, a tempo perso commediografo. La passione durò poco, e così, per aggiustare la sorte, ha fatto l’antiquario e il designer per il resto del suo tempo dimenticando l’antico amore perduto. La televisione ha trasmesso nel 1956 Lo scialle, opera televisiva scritta in collaborazione con Raul Capra. Per la messa in scena si è resa necessaria la scritturazione di un’ottantina fra attori e comparse. Fra i nomi più noti: Salvo Randone, Davide Montemurri, Diego Michelotti, Attilio Ortolani, Mario Ferrari, Olinto Cristina e Fanny Marchiò. Ha vinto nel 1957 il Premio del Teatro Minimo di Bologna con l’atto unico Mezzogiorno rappresentato poi a Milano al Teatro alle Maschere dalla Compagnia diretta da Fausto Tommei. Autore di cortometraggi tra cui Ballata presentato a Montecatini, Cannes e Lisbona.