1998 - 1
gennaio | marzo

Mercanti a mollo

Numero personaggi: 4
di Mario Caramitti

Personaggi

Autopresentazione

MAJAKOVSKIJ E PRODI AL CAPOLINEA DEL ’900
Il Novecento è al capolinea, e nella corsa a rovesciare in scena le più impensabili entità pulsanti e cartacee spero di non aver sfigurato. Almeno, ce l’ho messa tutta. Ho scomodato persone vicine e lontane che se la sono presa e potrebbero prendersela. Al presidente del Consiglio posso dire che il giorno dell’assegnazione del premio, il 12 ottobre, il suo governo si trovava in acque ben più agitate di quelle odierne: tragga lui le conclusioni. Con Majakovskij, almeno, vado sul sicuro: in scena ci si è già messo da solo nel 1913 (Majakovskij V. Vladimir Majakovskij, tragedia in un atto; in cerca d’editore per meritatissima ritraduzione). Più di tutto però m’imbarazza l’aver promesso una cassetta con la mia voce: il santo allestitore che si cela tra voi, affabili sfogliatori, avrà il rarissimo privilegio di sentir implodere e pulsare il nastrino magnetico, inorridito, inebetito, scuoiato nelle più intime tracce da suoni incomprensibilmente vomitati dalle orecchie o da dietro lo sterno. La mia è una voce veramente brutta. Odiosa. Ignominiosa. Chi ne desiderasse i servigi per scherzi telefonici notturni può rivolgersi in redazione. Per il resto, nelle pagine che seguono troverete le forze della natura al gran completo, pagliacci e spauracchi, re, regine e comuni mortali sparati in aria come palle di cannone. Non dovreste annoiarvi. Ci scommetto il mio onorario.
Mario Caramitti

Scheda autore

MARIO CARAMITTI fa il drammaturgo, il traduttore, lo slavista e a tempo perso il dentista. In sostanza va piuttosto sbigottito per il mondo, attaccato alla pagnotta quotidiana e sovrana per paura chissà di che, e inavvertitamente, quasi di straforo, macina nel cervello una pastella lenta di parole, che prendono forma di: Cotenne quasi gallesi, 1990, drammone simbolico-intestinale sullo spirito della rivoluzione, sfacciatamente, masochisticamente ambizioso (quattro ore, venti attori) che ha il merito di aver portato per primo sulla scena una lavatrice perfettamente funzionante; e Con la coperta in palestra, 1994, otto racconti diversi (avventura + spy story + ecloga + elegia + narrazione orale + agiografia + essai) non del tutto al passo con i tempi. C’è anche il racconto che fa la scimmia al teatro, si chiama Commedia e parla di due menecmi – uno dei quali somiglia a Pannella – dei limiti dell’azione del volontariato e di una vergine e un cagnolino, uno più allupato dell’altra. E ancora atti unici, scenette, barzellette, microracconti e altre imbrattatine di carta, pretenziose e piagnucolanti. Sano vigore gli ha conferito alla fine del 1996 l’incontro con il Centro nazionale Teatro totale di Alfio Petrini, che ha sollecitato e solleticato l’attenzione verso valori irrinunciabili come il peso del “fare” nel linguaggio scenico, il conflitto razionale-irrazionale, la dinamica, babelica, sarabandica sovrapposizione di lingue, gesti, oggetti, suoni.

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