Autopresentazione
Diario del tempo disoccupato, quando il non fare diventa non essere
Questo testo nasce da un paio di anni, tremendi, di assoluta disoccupazione improvvisa e relativa solitudine sociale. Anni bui. Attraversati male. Anni che mi sono sembrati durare un decennio. La fatica materiale che comporta l’assenza di lavoro è evidente, me l’aspettavo. Ma non ero preparata alla sua difficoltà esistenziale. Per abitudine ho tenuto un diario del vuoto. Ho messo su carta il progressivo disgregarsi del Sé dovuto al non riconoscersi tra gente che fa, mentre “tu non fai”. Che a quarant’anni equivale a “tu non sei”. E siccome non sei, ti isoli. Il niente sta difficilmente in compagnia.
E poi ci ho scritto uno spettacolo. Per creare un’antieroina disoccupata, che riscattasse quel luogo umbratile dell’esistenza che occupa, con enorme fatica, chi non ha un posto definito all’interno di una società, che oramai ha innalzato il lavoro a prima qualità morale dell’essere.
Qui si presenta solo una prima parte di un testo che ne ha sei.
L’estratto pone sempre il problema della sua relativa rappresentatività del tutto, ma in questo caso credo che queste poche pagine siano sufficienti al lettore per capire l’andazzo. Diario del Tempo, non ha un reale sviluppo narrativo ma si compone di un accumulo di situazioni che si muovono in uno spettro che varia tra abulia, atarassia, noia, perplessità esistenziale e disperazione. Cercando di disegnare l’interiorità disadattata di un essere umano che si confronta col mondo solo in quanto persona e non in quanto ruolo.
Privato di dimensione pubblica ufficiale, di filtro tra pubblico e privato, il soggetto vive il mondo senza soluzione di continuità: modalità, diciamocelo, quantomeno estremamente faticosa.
Lucia Calamaro
LA MOTIVAZIONE
Premio Hystrio alla drammaturgia 2019 a Lucia Calamaro
In Lucia Calamaro riconosciamo un’autrice drammatica unica in Italia per originalità, intima necessità e coerenza della scrittura. Fin dagli esordi romani sostenuti dal Rialto Sant’Ambrogio, in rigorosi spettacoli di cui cura anche la regia, Lucia Calamaro ha ridato, con totale indifferenza rispetto alle mode teatrali correnti, piena centralità alla parola: è una lingua, la sua, raffinata, musicale, a tratti ipnotica, eppure mai gratuitamente letteraria o compiaciuta, radicata com’è in una pratica scenica che comporta un’intensa ed empatica relazione con gli interpreti. Accade in Tumore, uno spettacolo desolato, con cui viene “scoperta” da critica e pubblico nel 2006, e nei successivi L’origine del mondo, ritratto di un interno, La vita ferma: sguardi sul dolore del ricordo fino a Si nota all’imbrunire, complice Silvio Orlando. In questi lavori, Lucia Calamaro riesce, traendo spunto da vicende quotidiane, talvolta di natura autobiografica, ad attingere a un respiro universale, dando voce a personaggi inquieti, umanissime figure in bilico tra dramma e commedia, conversazione e fantasticheria, incombenze ordinarie e fantasmi dell’inconscio.
La Locandina
DIARIO DEL TEMPO. L’epopea quotidiana, testo in sei parti, scritto e diretto da Lucia Calamaro. Scene di Barbara Bessi. Realizzazione pittorica di Marina Haas. Luci di Gianni Staropoli. Con Federica Santoro, Roberto Rustioni, Daniela Piperno, Davide Grillo. Prod. Teatro Stabile dell’Umbria, PERUGIA.
Lo spettacolo ha debuttato il 15 marzo 2014 presso il Teatro Mengoni di Magione (Pg) ed è stato in tournée, nella stessa stagione 2013-14, nei teatri dell’Umbria. Lo spettacolo è stato ripreso nella stagione 2014-15 replicando a Roma (Teatro India, dal 7 al 19 ottobre) e a Milano (Teatro Franco Parenti, dal 23 ottobre al 2 novembre 2014).
Lucia Calamaro, è regista, drammaturga, attrice. Laureata in Arte ed Estetica alla Sorbona di Parigi, si trasferisce in Uruguay, dove insegna presso l’Universidad Catolica de Montevideo. Prende parte, come attrice e regista, a molti spettacoli nella stessa città, e poi a Parigi e soprattutto a Roma dove attualmente risiede e dove, dagli inizi, collabora ed è sostenuta dalla struttura indipendente Rialto Sant’Ambrogio. Fonda l’associazione Malebolge nel 2003 con cui dà corpo alla propria scrittura scenica. Nel 2006 scrive e dirige Tumore, uno spettacolo desolato, dedicato a Virginie Larre, nel 2008 Magick, autobiografia della vergogna (progetto “Giovani talenti del Teatro di Roma”, Teatro India), nel 2011 L’origine del mondo, ritratto di un interno, con il quale vince 3 premi Ubu. Nel 2012 vince il Premio Enriquez per regia e drammaturgia e pubblica il libro antologico Il ritorno della Madre, a cura di Renato Palazzi. Seguono Diario del tempo, l’epopea quotidiana (2014), La vita ferma: sguardi sul dolore del ricordo (2016), Si nota all’imbrunire (Solitudine da paese spopolato) (2018), Nostalgia di Dio e Smarrimento (2019). Sempre nel 2019 vince il Premio Hystrio alla drammaturgia. I suoi testi sono pubblicati in Italia con Voland, Einaudi, Editoria e Spettacolo, Marsilio, in francese (Actes Sud) e in spagnolo (Zibaldone).