AUTOPRESENTAZIONE
Un inno alla fragilità e all’inadeguatezza
per essere benevolenti con noi stessi
L’opera vede una Lei, soprattutto una Lei, giunta coercitivamente al confronto da sempre evitato con se stessa e con la pluralità dei suoi ruoli. Accanto a Lei, ma un po’ di sbieco, c’è anche un Lui, e ci sono il “Lei e Lui” che fu e il “Lei e Lui” che è. Quest’ultimo capolinea di un rapporto turbolento, insoddisfacente per entrambi. La vicenda si snoda in uno spazio che è al contempo luogo di reclusione, di terapia, di attesa, di celebrazioni deliranti, di gioco, di confronto col passato e col “qui e ora”, di recriminazioni, di perdono. La redenzione è l’ambito traguardo a cui, coscientemente o incoscientemente, aspirano sia Lui che Lei. Il pubblico, come un coro greco, è il diretto interlocutore dei personaggi e funge alternativamente da nugolo di terapeuti, di sciamani, di giudici, che recludono, curano, sentenziano. Assenze e presenze si rincorrono: Dio, datore di lavoro, è sollecitato a rispondere a una bizzarra candidatura. Una figlia reale o potenziale è esterna e interna a Lei e comunque a Lei congiunta e disgiunta attraverso il colore rosso.
La protagonista si interroga con insistenza provocatoria e umoristica sull’essere donna, moglie e madre. Sente che nessuna identità compiutamente le appartiene o le sia mai appartenuta. O forse è sempre stata Lei a non appartenere a nessuna identità; eppure è alla disperata ricerca di un modello, di una forma fissa, di una cornice.
Lui, al contrario, non intende mettere in discussione i propri ruoli, semmai, intende legittimarli retoricamente, secondo una “logica” lineare, espressione, a suo dire, di “normalità”. Lui sembra aver trovato sollievo alla vorticosa complessità della moglie (e anche alla propria) nelle letture di auto-miglioramento e nella psicologia positiva. Lui, proprio come Lei, è figlio del patriarcato e del mondo capitalista e trova il senso della sua esistenza nel fare ciò che la società si aspetta da lui; Lui, infine, è un uomo per cui l’unione sessuale con la propria partner rappresenta un bisogno profondamente esistenziale.
Ma-Donna per me è un inno alla complessità, alla fragilità e al senso di inadeguatezza, una celebrazione/santificazione del fallimento, una sacra rivendicazione a fare di esso il proprio trampolino di lancio verso un futuro positivo. Ma-Donna è la sintesi di tante donne, di tanti uomini e contiene tutte le mie domande, i miei incubi, i miei dubbi in merito alla biologia, all’ereditarietà o alla definizione sociale di tali ruoli, e di quelli del genitore e del figlio; è un testo che si interroga sul senso del matrimonio e su quello della religione.
Ma-Donna è un’opera costruita su un linguaggio spesso immaginifico, il cui messaggio ultimativo è: accogliere le proprie ombre, le proprie divergenze, accettare le proprie fragilità, creando nuovi modelli, nuove identità per noi stessi che ci facciano sentire “degni” di stare a questo mondo; dunque, dedicare a noi stessi la dovuta cura e benevolenza, al fine di poter riservare agli altri lo stesso trattamento. Camilla Dania
CAMILLA DANIA si forma come attrice in lingua inglese e italiana alla Link Campus University of Rome (Link Academy) dove consegue il Bachelor of Arts nel 2011. Incontra il maestro Nikolaj Karpov, conosce il metodo degli etjud di Anatolij Vasil’ev e fa esperienza del teatro shakespeariano, a Londra, con alcuni attori della Royal Shakespeare Company. Conclusa l’Accademia, lavora come attrice nella Compagnia dei Giovani del Teatro Vascello di Roma sotto la direzione artistica di Manuela Kustermann e la regia di Maurizio Lombardi. Nel 2015 si trasferisce a Friburgo (Germania). Dal 2016 al 2022 lavora come assistente alla regia, attrice e interprete presso Theater Basel, Vorstadttheater Basel, Theater Baden Baden, Kampnagel Hamburg, Theater Freiburg. Lavora, inoltre, per registi e coreografi quali: Ewelina Marciniak, Amir Reza Koohestani, Erna Ómársdottir, Antonio Latella. Nel 2018 vince il Poetry-Slam della regione Marche e pubblica la sua prima raccolta di poesie e quadri dal titolo E dritti devono andare anche i piedi (Ed. Le Mezzelane). Dal 2020 studia Psicologia all’Università di Padova. Nel dicembre 2022 debutta, presso il Theater Freiburg, con il suo primo lavoro come regista e autrice, Ma-Donna, scritto in lingua tedesca e andato in scena nel dicembre 2022 al Theater Freiburg, menzionato dalla prestigiosa rivista teatrale Theater Heute. Con lo stesso testo vince il Premio Hystrio Scritture di Scena 2023.