Personaggi
Yann, pittore, proprietario dell’Hotel du Lac Anne, attrice Matthieu, proprietario di un Grand Hotel in Nuova Caledonia Sophie, moglie di Matthieu Nathalie/Guy/Pierre, amici d’infanzia di Yann, Anne, Matthieu Julien, cameriere dell’Hotel du Lac La signora Richard, vecchia cliente dell’Hotel du Lac>
Autopresentazione
Il ritorno: tra passato e presente cortocircuiti del destino in riva al lago Il ritorno nasce da una nostalgia divorante. Quando l’ho scritto, vivevo in Francia da quindici anni, era una mia scelta, stavo bene. Ma c’era un tarlo. Questa nostalgia del mio lago, nostalgia di un’armonia, di una pienezza. Nostalgia di un paradiso perduto che sicuramente non è mai esistito, ma del quale ho un ricordo vivissimo. Ho allora immaginato un ritorno, l’incontro dieci anni dopo tra Yann, Anne e Matthieu, sulle rive del lago dove sono nati, dove hanno vissuto la loro giovinezza – Yann innamorato di Anne, lei di Matthieu – prima di separarsi. Anne e Matthieu hanno preso il volo alla conquista del mondo, ciascuno per la propria strada, mentre Yann ha scelto di restare, gestendo il piccolo albergo avuto in eredità e dipingendo nascosto da tutti il quadro più effimero che esista. Ma, tra una bottiglia di vino e una partita di poker, l’albergo è presto ipotecato, e sul punto di essere venduto. È allora che Anne e Matthieu tornano. Per aiutare Yann? Il lago della mia pièce non è il mio lago, è un luogo immaginario, più inaccessibile, misterioso, lontano da tutto. Anne, la protagonista, sono io? Sì, no, in parte, come tutti i miei personaggi, non importa. Quello che mi interessava creare, e indagare, era l’incontro tra chi ha preso il volo e chi è rimasto, tra chi guarda all’avvenire e chi si rifugia nel passato, tra chi cerca di dirigere il proprio destino e chi si arrende, tra chi lotta per dare un senso alla propria vita e chi non vuole più credere in niente. Sotto il sole scintillante, di fronte alla distesa di questo lago meraviglioso, tra un aperitivo con gli amici di un tempo, un giro in barca e una notte d’amore, l’incontro tra i tre si rivela fatale. I ricordi riaffiorano con violenza, presente e passato si mescolano riaprendo antiche ferite e sconvolgendo esistenze apparentemente solide. Perché nella vita non c’è mai niente di sicuro, di definitivo, e basta un dettaglio perché i ruoli si confondano. Perché i nostri castelli di carte minuziosamente costruiti crollino. Basta, ad esempio, che la passione si infiltri come un granello di sabbia negli ingranaggi facendoci balenare – per un istante – l’illusione dell’assoluto. E poi si ricade a terra, a fare i conti con la realtà e con le proprie scelte. Ed è proprio in quel momento che bisogna trovare la forza di lottare, di resistere. Che bisogna continuare a costruire la propria vita – e la propria opera – nonostante tutto. È proprio allora che bisogna, ad esempio, scrivere. Carlotta Clerici>
Scheda autore
Nata a Como, dopo una laurea in lettere moderne alla Statale di Milano e un master sul teatro italiano del dopoguerra alla Sorbona, lavora a Parigi come drammaturga e regista. Ha scritto (in francese) quattro pièces: La Mission (2001), L’Envol (2003), Le Grand Fleuve (2007), pubblicate dalla casa editrice L’Harmattan; C’est pas la fin du monde (2010); il monologo Ce soir j’ovule (2008, pubblicato da Les Cygnes) e l’atto unico Mariages. Con la propria compagnia Théâtre Vivant (fondata nel 2000) ha allestito i due primi suoi testi, a Parigi. La Mission (Théâtre du Nord-Ouest, 2001- 02 e 2002-03, e poi Aktéon Théâtre, 2004). L’Envol ha debuttato nel 2005 al Vingtième Théâtre. Ce soir j’ovule è stato in scena a Parigi al Théâtre des Mathurins (con Catherine Marchal, regia di Nadine Trintignant), e ripreso al Festival di Avignone 2011. Mariages verrà allestito da Gil Bourasseau, a Parigi al Théâtre du Tambour Royal nel 2012. In Italia, L’Envol (Il ritorno) andrà in scena al Teatro Stabile di Bolzano con la regia di Marco Bernardi, nel novembre 2011. Il monologo Ce soir j’ovule (titolo italiano Stasera ovulo) ha debuttato al Teatro Astoria di Lerici nel 2009, interprete Antonella Questa, regia di Virginia Martini ed è tuttora in tournée. La Mission, nella traduzione italiana, è stata oggetto di una lettura al Teatro Franco Parenti di Milano nel 2003, nell’ambito del Festival Tramedautore. Come regista, oltre ai propri testi, ha messo in scena la Trilogia della Villeggiatura di Goldoni (Théâtre du Nord-Ouest, 2009-2010) e Jouer avec le feu di August Strindberg (2006 – Aktéon, ripresa all’Essaïon, al Festival de l’Abbaye Blanche di Mortain e al Festival du Val d’Oise) e, al Théâtre du Nord-Ouest, Théâtre di Jean-Luc Jeener (2002), Il faut qu’une porte soit ouverte ou fermée di Alfred de Musset (2000), Gamine di Renato Mainardi (2000) e Le fascinant Anton Pavlovitch di Giorgio Prosperi (1999). Ha inoltre tradotto, in italiano e in francese, diversi testi letterari e teatrali (Bernard-Marie Koltès, Olivier Py, Marguerite Duras, Jean-Claude Grumberg, Laura Forti, Carlo Goldoni, Steven Berkoff…).>