Un attore in camicia nera, cravatta rossa e occhiali – solo in scena con l’unica compagnia di un baule che viene spacciato come contenente le spoglie mortali di “Mussolini Benito” – racconta in prima persona le rocambolesche vicende del corpo del duce, da Piazzale Loreto nel ’45 alla sepoltura nel cimitero di San Cassiano di Predappio nel ’57.
Personaggi
Autopresentazione
Un’autobiografia d’oltretomba? C’è stato già chi ha detto che non si può parlare di queste cose in modo così leggero. C’è chi è arrivato a dire che lo spettacolo sfiora l’apologia di fascismo, qualcuno addirittura ha detto che il modo in cui mescolo le carte può creare degli equivoci, specie presso le giovani generazioni e specie in un momento come questo. La realtà è più semplice, e più onesta: appartengo alla prima generazione per la quale il fascismo non è più neppure una memoria dei genitori. Il Ventennio e la Resistenza io li ho conosciuti da piccolo guardando i documentari Luce in tv, negli stessi anni in cui guardavo i cartoni animati giapponesi e i Western con John Wayne. Da un punto di vista emotivo, non razionale, devo ammettere che per me non c’era molta differenza tra il fascismo e una puntata del Grande Mazinga: gli alieni cattivi o i robot nazistoidi di Kyashan per me erano sullo stesso piano dei fascisti. Il male assoluto, ma che tutto sommato non esiste. Due cose che fanno parte entrambe dell’immaginario. Consapevole di questa situazione di partenza, che non è certo motivo di orgoglio ma anzi di preoccupazione, mi sono sforzato di non prendere una posizione ideologica chiara. Questo mi è parso un dovere prima di tutto etico. Il pubblico teatrale è in larga parte di sinistra, specie quello del c.d. “teatro di ricerca”: se ce la suoniamo e ce la cantiamo tra di noi che senso ha? Nello spettacolo il punto di vista è volutamente spiazzante. Sono pienamente Timpano e pienamente Mussolini: siamo in fondo una sola carne. Dico io identificandomi con la salma, ma poi introduco anche miei ricordi personali, viaggi nei luoghi menzionati nella storia, slogan neofascisti letti su un muro sotto casa. Soprattutto a Mussolini non somiglio per niente: anche solo guardandomi in scena lo spettatore non può fare una sovrapposizione, come accadeva ad esempio nel film Mussolini ultimo atto di Lizzani. Tra Timpano e il duce non c’è alcuna somiglianza. L’autobiografia di Mussolini morto è un telo non neutro su cui proiettare l’autobiografia di un giovane trentenne. Diversi passaggi del testo, benché profondamente miei, sono il risultato di un collage di testi altrui, per lo più libri di storia e di memorialistica, ma anche interventi rubati da siti web neofascisti e molta letteratura del Ventennio. D’altronde non mi interessa la cultura orale: nessun ex partigiano e nessun ex saloino sono stati intervistati per realizzare Dux in scatola. Tutto è cominciato dalla lettura di un bel saggio, Il corpo del duce di Luzzatto. Daniele Timpano
Scheda autore
DANIELE TIMPANO, nato a Roma nel 1974, è autoreattore e regista di teatro. Frequenta il biennio di recitazione presso il Conservatorio teatrale di G.B. Diotajuti e del M° Antonio Pierfederici. Frequenta seminari con Fiorella D’Angelo (mimica Orazio Costa), Alfio Petrini (drammaturgia-Teatro Totale), Luca Negroni (Commedia dell’Arte), Luis Ibar (direzione scenica). Come attore ha lavorato con Michelangelo Ricci ( Finale di partita, La meglio gioventù, Ubu re), Carlo Emilio Lerici, Francesca Romana Coluzzi, Massimiliano Civica ( Grand Guignol). Fondatore del gruppo amnesiA vivacE, ha scritto e interpretato Storie di un Cirano di pezza, Teneramente tattico, Profondo dispari, Oreste da Euripide, Caccia ‘L drago da J. R. R. Tolkien (spettacolo vincitore della terza edizione del Premio “Le voci dell’anima – incontri teatrali”), Gli uccisori del chiaro di luna – cantata non intonata per F. T. Marinetti e V. Majakovskij, dux in scatola. Autobiografia d’oltretomba di Mussolini Benito (finalista al “Premio Scenario 2005” , pubblicato in volume da Coniglio Editore nel 2006). Un suo testo inedito, Per amarti meglio!, è stato finalista alla rassegna “Napoli drammaturgia in festival” nel 2001. È redattore della rivista on line www.amnesiavivace.it e di “Ubu Settete”, periodico di critica e cultura teatrale. È tra gli ideatori e organizzatori della rassegna romana “Ubu Settete – fiera di alterità teatrali”. Ecce Robot!, il suo ultimo lavoro sull’immaginario creato dalle serie di cartoni animati giapponesi, è stato presentato in anteprima al Festival Teatro delle Mura di Padova e poi ospitato in vari festival nazionali tra cui Short Theatre di Roma, OperaEstate Festival di Bassano Del Grappa e Inequilibrio di Castiglioncello.