Personaggi
Autopresentazione
QUELLA TRAGICA GIOVENTU’ DEL ’68
Nella storia recente del mondo occidentale gli anni Sessanta possono venire paragonati a un periodo adolescenziale. La società sperimentò allora una inedita, turbolenta giovinezza, e in effetti furono i ragazzi i protagonisti e gli eroi di quel decennio. Eroi drammatici, molto diversi dai rampanti carrieristi degli anni Ottanta, perché le loro vite vennero spesso pesantemente segnate o addirittura spezzate dal rovinoso impatto dell’utopia contro le resistenze di un estabilishment sornione, cedevole in apparenza e soprattutto disposto ad accogliere e ad amplificare il fenomeno per motivi di tornaconto commerciale, ma sostanzialmente duro e intransigente nella difesa delle vecchie regole del gioco. I giovani vennero insomma lasciati liberi di “agitarsi” e le loro ingenue tensioni ideali, i loro progetti di “cambiare il mondo”, vennero con sapiente cinismo considerati alla stegua di una di quelle febbri infantili dalle quali di esce un po’ più deboli e un po’ più adulti. Alcuni però non ne uscirono affatto, perché di quella febbre morirono. E’ il caso di molti personaggi mitici della controcultura giovanile, quelle star del rock che, incapaci di razionalizzare e finalizzare i loro istinti ribellistici, si avvitarono in un parossismo autodistruttivo che le portò a un suicidio “in progess”, di cui i concerti sempre più drammatici testimoniavano pubblicamente lo stato di avanzamento. E poi c’erano i milioni di “devoti”, i piccoli, anonili fan, che identificavano le proprie vite nel cupo dramma autodistruttivo che si svolgeva lassù in alto sul palco, in una specie di imprevedibile ma rigorosa applicazione delle teorie “crudeli” di Antonin Artaud. I “piccoli” potevano soffrire quanto e più dei grandi, e spesso, come loro, morivano. Ecco, caro Elvis, cara Janis nasce dal desiderio di raccontare anche questo, oltre alla personale vicenda di Marina, e di farlo volutamente a posteriori, dopo molti anni, attraverso la scoperta del doloroso vissuto della propria figlia da parte di due anziani genitori sbalorditi e sgomenti.
Furio Bordon
Scheda autore
FURIO BORDON è nato e vive a Trieste. Laureato in legge e procuratore legale, ha lasciato la professione forense a venticinque anni, per dedicarsi alla sola attività di scrittore e regista. Come autore drammatico ha esordito a vent’anni con un originale televisivo realizzato dalla Rai. L’anno seguente il Teatro Stabile di Trieste allestiva la sua prima commedia: Canto e Controcanto. Da allora ha scritto numerosi altri testi, realizzati sulla scena, in televisione, alla radio, fra i quali si possono ricordare: giochi di mano (Selezione Idi 1983), Nel ventre della balena (Selezione Riccione 1987), I figli del boogie woogie (Premio Fondi 1987), Le ultime lune (segnalata al concorso Idi 1993, Selezione Flaiano 1993), Caro Elvis, cara Janis (Premio Idi 1994).
Come autore di narrativa ha scritto quattro romanzi: Giochi di mano, Mondadori 1974, Il canto dell’orco, Longanesi 1985, il favorito degli dei, Studio Tesi 1988, La città scura, Marsilio 1994.
Come scrittore di cinema ha lavorato con il regista Valerio Zurlini e con i produttori Franco Cristaldi, Carlo Ponti, Goffredo Lombardo. Dal 1988 al 1992 ha diretto il Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia, per il quale ha curato anche le regie di Tradimenti di Harold Pinter, con Paolo Bonacelli e Paola Bacci, Lo zoo di vetro di Tennessee Williams, con Piera Degli Esposti, Oblomov da Ivan Goncarov, con Glauco Mauri e Tino Schirinzi, La vita xe fiama da Biagio Marin, con Gastone Moschin, Amici, devo dirvi da David Maria Turoldo, con Roberto Sturno.