AUTOPRESENTAZIONE
Oltre il massacro, quando la violenza si insinua nelle relazioni quotidiane
Raccontare il massacro del Circeo per cercare di capire cos’è la violenza, ma senza mettere in scena quella specifica violenza né i suoi protagonisti: è stata questa la premessa che ha portato alla scrittura di un testo che, nonostante abbia le sue radici negli atti di uno dei processi giudiziari più famosi di questo Paese, drammaturgicamente si muove intorno a un altro tipo di processo, quello di negazione. L’idea è che Donatella Colasanti per difendersi dalla morbosità, dalle domande, dal reiterarsi dei ricordi all’interno della sua testa, immagini una storia qualunque, quasi da fotoromanzo, di due giovani in una villa al mare, in vacanza, che discutono, scherzano, litigano, si amano. Quella è la scena principale: una storia qualunque, appunto, per raccontare come la violenza arrivi nella vita, nel corpo e nella testa di tutti noi, anche quando neghiamo a noi stessi che stia succedendo o che sia successo. E la violenza arriva, sottile, nutrendosi dei ricordi e dei particolari di quel massacro, perché è Donatella Colasanti che la sta immaginando, cercando di camuffarla da altro.
Il punto centrale, nella scrittura di questo testo, è sempre stato non la violenza nella sua straordinarietà, quando si manifesta in eventi mostruosi come quello del Circeo, ma la sua normalizzazione all’interno del quotidiano, dove si mescola all’aria che respiriamo fino (quasi) a non farsi vedere più.
Il delitto del Circeo è nella storia d’Italia anche perché rappresenta uno spartiacque nella lotta per la parità di genere. Il processo ai danni dei tre assassini ha aperto il percorso che ha portato lo stupro a diventare un reato contro la persona e non più contro la morale. Un percorso che è durato ben vent’anni e diventerà legge solo nel 1996. Poiché l’evento ha continuato ad alimentare il dibattito pubblico, Donatella Colasanti, la sopravvissuta al massacro, che nel 1975 aveva soltanto diciassette anni, è stata chiamata per tutta la vita a ripercorrere quei fatti e a rispondere alle domande dettagliate dei commentatori. Già durante il processo d’appello era stata portata a visitare nuovamente, in presenza degli inquirenti, Villa Moresca, il luogo del massacro, in compagnia dei propri aguzzini. Colasanti ha provato a lasciarsi alle spalle quel dramma: ha cambiato nome e ha richiesto il diritto all’oblio, che però le è stato negato proprio perché il dovere alla memoria era più importante. Ma la storicizzazione giustifica che la vita delle vittime diventi simile a un martirio? Elisa Casseri e Filippo Renda
La Locandina
CIRCEO, IL MASSACRO, di Elisa Casseri e Filippo Renda. Regia di Filippo Renda. Scene e luci di Andrea Narese. Con Michele Di Giacomo, Alice Spisa, Arianna Primavera, Luca Mammoli. Prod. Teatro delle Donne, Firenze – Idiot Savant, Milano. Col sostegno alla produzione di Dig Festival, Riccione Teatro, Alchemico Tre in collaborazione con L’arboreto Teatro Dimora/La Corte Ospitale – Centro di Residenza Emilia-Romagna – con la consulenza di Rete degli archivi per non dimenticare
ELISA CASSERI è una scrittrice, drammaturga e autrice. Ha pubblicato i romanzi Teoria idraulica delle famiglie (Elliot, 2014) e La botanica delle bugie (Fandango, 2019) e ha partecipato a diverse antologie con i suoi racconti – l’ultima è Musa e getta (Ponte alle Grazie, 2021). Nel 2015, ha vinto la 53a edizione del Premio Riccione per il Teatro con L’orizzonte degli eventi – testo successivamente selezionato dall’Italian Playwrights Project, pubblicato in un’antologia negli Stati Uniti e in pubblicazione in Spagna. Nel 2018, ha scritto con Filippo Renda lo spettacolo teatrale Circeo, il massacro, prodotto dal Teatro delle Donne di Calenzano. Nel 2021, la sua trilogia antologica Trittico delle stanze (composta da La teoria dei giochi, L’orizzonte degli eventi e Il polo dell’inaccessibilità) è diventata una serie di radiodrammi per Scienza e fantascienza dal Valle, una produzione del Teatro di Roma, con la regia di Manuela Cherubini. Autrice dei blog Melotecnica e Memorie di una bevitrice di Estathè, collabora con la rivista Nuovi Argomenti.
FILIPPO RENDA. Autore, regista, attore, trentadue anni, dopo il diploma alla scuola del Piccolo Teatro di Milano muove i primi passi come assistente di Luca Ronconi in due produzioni del Piccolo Teatro di Milano; in seguito lavora con Bruno Fornasari, Roberto Rustioni, Francesco Frongia, Elio De Capitani e Ferdinando Bruni. Cura spettacoli di sua ideazione con cui circuita anche in festival come Primavera dei Teatri, Castel dei Mondi e Colline Torinesi. Tra le sue regie Ghertruda, la mamma di A. è prodotta dal Teatro Ctb di Brescia. Con la compagnia Idiot Savant, da lui diretta, lavora a un dittico sul teatro shakespeariano prodotto da Elsinor Teatro Fontana mettendo in scena e curando l’adattamento de Il mercante di Venezia (2016) e del Sogno di una notte di mezza estate (2018). Dal 2018 comincia la collaborazione con Mtm Teatro Litta di Milano per il quale è anche condirettore del Festival Hors. Tra le sue drammaturgie Circeo, il massacro (con Elisa Casseri) e Tutto il male che non ti ho mai fatto sono prodotte dal Teatro delle Donne. L’ultimo testo, Decameron una storia vera, debutta nel 2021 per la regia di Stefano Cordella e prodotto da Mtm/TrentoSpettacoli.