Dissonorata è la storia di una ragazza del Sud in un dopoguerra attanagliato dalla fame e dall’ignoranza quando le donne erano imbozzolate in un reticolo di sopraffazioni, costrette a vestire di nero, vivere appartate, camminare con gli occhi bassi, lavorare come muli fuori e dentro casa, senza avere diritto all’istruzione proprio perché donne e destinate al matrimonio. La storia della ragazza è una piccola storia: un matrimonio vagheggiato, il dover aspettare che si sposi la sorella più grande che nessuno sembra volere, la paura che l’uomo, scelto ovviamente dal padre, si stanchi, il cedere alle lusinghe, l’attesa di un bimbo, il tentativo dei famigliari di ucciderla col fuoco perché disonorata, la nascita del bimbo. Ma lei sfigurata e sola con il suo bambino ha ancora la forza di sorridere alla vita…
Personaggi
Autopresentazione
Pascalina, il tragico destino di una donna del sud In Dissonorata c’è il desiderio di dare una lingua a una figura emarginata, di darle dignità linguistica (nella fattispecie il dialetto calabro- lucano della zona di Pollino). Altri autori hanno già dato voce a personaggi umili, poveri, emarginati. Nel mio caso si è trattato di dare voce a chi ha difficoltà anche con la parola. Non ho cercato solo di creare una tensione narrativa attraverso la successione serrata dei fatti. Per quanto mi è stato possibile ho cercato di creare un flusso sonoro, un andamento musicale, ricco di assonanze e ripetizioni, ma sempre nell’ambito di una comunicazione molto concreta, l’unica di cui questo personaggio è capace. Un flusso sonoro che potesse restituire le sfumature del suo carattere e i moti segreti del suo animo, ma anche la sua capacità di ammaliarti, di trascinarti nelle spire del racconto, di tenerti in ascolto all’infinito, capacità che hanno queste donne del sud. Dissonorata mi si è palesata a una volta, ma ha preso la sua forma definitiva nel tempo, per sottrazione. Dapprima volevo parlare della storia di una donna musulmana vittima di un delitto d’onore perché rispecchiava storie analoghe di donne del sud. Poi ho pensato di mettere in parallelo le storie di una donna musulmana e di una italiana, a dimostrazione del fatto che certi aspetti della cultura islamica erano rintracciabili anche all’interno della nostra cultura, e non certo collocabili in un lontano medioevo (fino al 1981 il delitto d’onore veniva contemplato dal nostro codice penale come attenuante). Infine il racconto della donna calabrese mi ha preso la mano fino a imporsi sul resto. E allora sono emersi fatti, comportamenti, vicende ascoltati mille volte e riguardanti donne vittime delle leggi degli uomini. Donne vittime di quel maschilismo che ancora circola abbondantemente nelle vene della nostra società e che spiega la violenza quotidiana che tuttora subiscono. Perché interpreto io Pascalina? Perché il suo destino è reso tragico dal maschio. Maschio era il padre che le impone quella vita, l’uomo che l’abbandona dopo averla resa incinta, il fratello che tenta di ucciderla per lavare l’onta del disonore. Allora volevo fosse maschio il portavoce di questa denuncia. E che facesse il percorso opposto, da carnefice a tramite. Saverio La Ruina
Scheda autore
SAVERIO LA RUINA si diploma come attore alla Scuola di Teatro di Bologna diretta da Alessandra Galante Garrone e lavora, tra gli altri, con Leo de Berardinis e Remondi e Caporossi. È tra i giovani registi selezionati agli atelier di regia curati da Eimuntas Nekrosius per La Biennale di Venezia nelle edizioni 1999 e 2000. Fonda nel ’92 a Castrovillari, insieme a Dario De Luca, la compagnia Scena Verticale, riconosciuta dal 1997 dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Dopo La stanza della memoria (1996) e Deviados (1998), scrive, dirige e interpreta la trilogia calabro-scespiriana composta da Hardore di Otello (2000), che debutta al festival Santarcangelo dei Teatri, Amleto ovvero Cara mammina (2002), che viene presentato in prima nazionale al Festival delle Colline Torinesi, e Kitsch Hamlet (2004), che debutta al Teatro Vascello di Roma nella stagione di teatro contemporaneo organizzata dall’Ente Teatrale Italiano. Con Scena Verticale vince il “Premio Giuseppe Bartolucci 2001” e il “Premio della Critica Teatrale 2002” assegnato dall’Associazione Nazionale dei Critici Teatrali. Nel 2005, Kitsch Hamlet ottiene una segnalazione al “Premio Ugo Betti per la drammaturgia” e nel 2006 viene pubblicato su Hystrio (n. 1.2006). Sempre nel 2006 scrive, dirige e interpreta Dissonorata, con musiche originali di Gianfranco De Franco, presentato in prima nazionale al Festival Bella Ciao di Roma diretto da Ascanio Celestini. Con Dissonorata vince due Premi Ubu 2007: “miglior attore” e “migliore novità italiana”, cui si aggiungono una nomination nel 2007 al “Premio Eti- Gli Olimpici del Teatro” per la categoria “migliore interprete di monologo” e una segnalazione speciale nel 2008 al “Premio Ugo Betti per la drammaturgia”.