2019 - 4
ottobre | dicembre

Hospes, -ĭtis

Numero personaggi: 13
di Fabio Pisano

AUTOPRESENTAZIONE

Hospes, un non luogo dove

la vita attende la morte

 

Il testo Hospes, –ĭtis racconta le vicende di un gruppo di persone, pazienti e personale di una struttura che accoglie malati con patologie rare in stato avanzato e terminale, per accompagnarli alla morte, senza forzature, senza aiuti. Non si pratica l’eutanasia, i pazienti aspettano di morire «con la barba sempre fatta, sempre lavati, puliti. Sempre con dignità». All’interno della struttura si alternano le vicende dei pazienti, chiamati col nome delle proprie patologie, e del personale, dal direttore al factotum.

Ognuno vive un dramma personale. Anche la Morte, che compare a dialogo sempre e solo col direttore col quale sembra avere un conto in sospeso. È il trentuno dicembre, l’ultimo giorno dell’anno, un giovedì. Il Direttore è in attesa di una telefonata. Il Factotum assiste Rohhad, il fratello in coma irreversibile, tormentato dalla promessa fattagli. La nuova infermiera lentamente s’innamora del Medico. Il Medico si lascia prendere dalla pietà per Purpura, una paziente che vuol entrare con lui nella “camera del desiderio irrealizzato”. Il Cuoco deve gestire il panico nell’organizzazione del cenone a cui, con sorpresa, prenderà parte anche il Direttore. E poi i pazienti: Cloves, Lemierre e Parkinson giocano a carte e scommettono e perdono e vincono e fanno testamenti e s’azzuffano per un debito di gioco, mentre Minamata e Schindler tentano la fuga, invano e addirittura, nel caso di Minamata, rimettendoci ciò che resta della vita.

Tutto in Hospes si mescola, tutto in Hospes perde il proprio naturale confine e allora ecco che chi deve morire vive di pulsioni vitali, chi deve vivere sente sempre più vicina la morte. La stessa Morte, si sente un peso, un di più. Hospes è un non luogo dove sopravvivere, in ogni caso, al di là della malattia e dove, in un estremo cortocircuito, tutto finisce, a una manciata di secondi dalla mezzanotte. Di Hospes non resta più nulla. Come è giusto che sia. O no?

Il testo è scritto come un atto unico, un dramma epico intervallato da frasi pronunciate da una voce sconosciuta, che parla, commenta, punteggia in tono lirico dando ritmo e respiro alla narrazione. Fabio Pisano

LA MOTIVAZIONE

Premio Hystrio-Scritture di Scena 2019

a Hospes, -ĭtis di Fabio Pisano

 

La giuria del Premio Hystrio-Scritture di Scena – formata da Arturo Cirillo (presidente), Federico Bellini, Laura Bevione, Fabrizio Caleffi, Claudia Cannella, Roberto Canziani, Sara Chiappori, Renato Gabrielli, Stefania Maraucci, Roberto Rizzente, Letizia Russo, Francesco Tei e Diego Vincenti – dopo lunga e meditata analisi dei 106 copioni in concorso, ha deciso, all’interno di una rosa di 13 testi finalisti (Annunciazione di Chiara Arrigoni, Mitomaniaco di Ian Bertolini, Tom. di Rosalinda Conti, La vita di prima di Luca Di Capua, Money di Tommaso Fermariello, Hate party! di Giorgio Franchi, Io non sono mia madre di Niccolò Matcovich, Stormi di Marco Morana, Manco per sogno di Gianpaolo Pasqualino, La bora sufia di Zeno Piovesan, Hospes, -ĭtis di Fabio Pisano, Il fratello di Mariachiara Rafaiani, La fame di Francesco Toscani), di assegnare il Premio Hystrio-Scritture di Scena 2019 a: Hospes, -ĭtis di Fabio Pisano, classe 1986, di Napoli, per l’originalità e la visionarietà con cui affronta il tema del rapporto tra vita e morte all’ombra del potere. Con ironia e profondità di sguardo riesce, infatti, a raccontare quei luoghi in cui si viene accompagnati alla fine dell’esistenza, creando personaggi mai melodrammatici. Interessanti sono anche la struttura e il linguaggio per la convivenza di prosa, versi e alternanza di prima e terza persona.

Premio Hystrio-Scritture Di Scena 2019 (foto Gabriele Lopez)
Premio Hystrio-Scritture Di Scena 2019 (foto Gabriele Lopez)
Fabio Pisano
Fabio Pisano.

Fabio Pisano. 32 anni, napoletano, si laurea in scienze biotecnologiche a 24 anni. Intanto coltiva il suo amore per la scrittura teatrale, studiando e appassionandosi alla drammaturgia inglese. Segue seminari con Mark Ravenhill e Martin Crimp, con Enzo Moscato e Davide Carnevali, studia con alcuni rappresentanti della nuova drammaturgia spagnola, tra cui Esteve Soler, José Manuel Mora, Ana Valubena, Carolina Africa Martin. Importanti per il suo cammino sono registi quali Oskaras Korsunovas, Lluis Pasqual, Emma Dante, Massimiliano Civica, Laura Curino. Scrive e partecipa a diversi concorsi nazionali, vincendone alcuni: Premio Sipario.it, Premio Aldo Nicolaj, Premio Salvatore Quasimodo, Premio Annibale Ruccello – il teatro che verrà, la Honorable Mention For Best Original Story al festival Internazionale Isa – Indipendent Shorts Awards di Los Angeles per il cortometraggio, il Premio Hystrio-Scritture di Scena e il Premio InediTO – Colline di Torino.

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