Personaggi
Autopresentazione
EBREZZE IMMAGINATE, SOLITUDINI Il vizio del cielo: si tratta di un viaggio onorico tra corpo e anima attraverso figure femminili che hanno espresso in forma drammatica il loro bisogno di assolutizzare la vita: di mistiche, di folli, di visionarie, di sepolte vive. “Fatevi una cella nella mente dalla quale non possiate più uscire”, afferma una di loro. Il corpo diventa per queste donne un nemico da sorvegliare, da sottomettere, da mortificare, al limite da sopprimere. Esse vivono di passioni estreme, di inquietanti solitudini, di ebrezze immaginate. Il loro tempo prediletto è il sogno. Donne che si nascondono e si rinchiudono allo sguardo del mondo. Donne che dell’ombra e del nulla fanno il loro credo. Donne carnefici di se stesse. Eretiche dell’amore. Profetesse. Vittime-bambine. Giocoliere dello spasimo. Cortigiane della disperazione. Maestre di vertigine. Atlete del delirio. Terroriste dell’illusione. “Pasionarie” dell’eternità…Donne che professano l’umiltà ma non c’è parola ripetuta più spesso di “Io”. Sotto i nostri occhi si dispiega, attraverso questi personaggi femminili, un universo a sé coinvolgente e impervio, fragile e duro, ossessivo e malinconico e ci permette di abbandonarci a travolgenti fantasie. Sono sante queste donne? Alcune, dagli altari, ci dicono di no! Pur non prescindendo dalla ricchissima documentazione su monachesimo e santità femminile, i personaggi sono volutamente inventati. Nel chiuso di una cella esse assaporano e testimoniano il piacere della ribellione, l’infinitezza del desiderio, la voluttà dell’olocausto, il colore della solitudine. Sono debitrice a E.M. Cioran, amato saggista, del titolo del testo. Egli ha scritto: “Non vi è santità senza una voluttà della sofferenza e senza una raffinatezza sospetta. La santità è una perversione senza eguali, un vizio del cielo”. La visionarietà che percorre il lavoro è spontaneamente affluita, certo suggerita dall’argomento. Il viaggio delle quattro protagoniste non si arresta, infatti, alla morte ma la ingloba e la supera. Quasi il desiderio di udire dall’aldilà le voci di chi l’aldilà ha così fissamente perseguito. Ed è proprio qui, alle soglie del mistero, che tutto si riapre, tutto si ridiscute, tutto si reinvesta in quel gioco spietato e sottile che fa della vita una morte e della morte una vita. Un testo vissuto con ansia, quasi strappato, dalle mani generose e voraci di Walter Manfrè, inarrestabile promoter degli autori italiani contemporanei. Valeria Moretti