1995 - 1
gennaio | marzo

Isabella sulla luna

Numero personaggi: 6
di Ubaldo Soddu

Personaggi

Autopresentazione

LA FELICITA’ E’ UNA SIRENA SULLA LUNA >

Passeggiando di sera sulla sabbia finissima di una spiaggia brittannica, mi capitò d’incontrare una splandida signora che impercettibilmente sorrise. Credo che fosse l’anni 2519 e andavo rimuginando sui principali errori commessi nella vita. Restai perciò insensibile al miele di una falsa speranza. Quando però ella prese a correre sulla battigia e si voltò a guardarmi in tralice, mi vidi spinto a seguirla. Ero giù di forma in quell’autunno, per  via di una fariginte di origine misteriosa che né dell’ottimo whisky di malto né un forte antibiotico riuscivano a debellare. Fatto sta che quella corsa, alle prime insidie della notte, presto comiciò a soffocarmi eppure mai avrei rinunciato all’avventura. Ora lei correva più forte e parve imboccare un viottolo in salita, forse un itinerario lastricato di ambigue intenzioni. Certo non m’accorsi della marea che montava implacabile contro di noi, lei che graziosamente fuggiva, io che lottavo per non restare distanziato. Non so se la gaia creatura mi rivolgesse, ancor d’asciutta, un secondo sorriso, so soltanto che l’ondata ci pigliò in pieno e fu una fortuna giacchè, con trecento metri di handicap, non coltivavo più speranze di raggiungerla. Quando, sollevati dalla marea, giungemmo sulla Luna, mi decisi a rivolgerle la parola per tramutare in banchetto quell’incontro fugace. Isabella m’avvertì d’essere attrice e di saper stupire in ogni occasione. Con me riuscì incomparabilmente giacchè, tra vertiginosi picchi selenici, l’ascoltai recitare il più splendido monologo che avessi mai immaginato. E furon brividi, nel cratere spento in cui giacevo accovacciato, mentre lei avvalorava un concetto per beffarsene subito dopo con guizzi aritmici, lampi degli occhi, borbottii; la vidi caracollare e prendere fuoco, poi farsi tremula come una tortora. Ahi neppure stavolta riuscivo a starle appresso, pur lottando per scolpire quelle parole nella memoria; presto le palpebre mi si chiusero e confesso con indicibile vergogna che un sonno indegno interruppe il finale di quell’aria divina che forse racchiudeva il segreto di Isabella e della sua predilezione. Percepii che m’abbracciava, che voleva affidarmi un bacio o un sospiro…macchè, io già dormivo per la fatica, l’ignavia, il mal di gola ed ecco che, neppure in sogno, ti ho più rivista, fluida creatura. Precipitato sulla Terra, la mattina successiva, cercai di ricopiare il monologo, ricostruire un intrigo, popolarlo di maschere e mostri, quali avevo dattorno, ma tutto fu vano e il risultato è quel che vedrete, inconcludente, meschino. Al pubblico io lo affido che mi condanni perchè della felicità non raggiunta esso tratta, delle visioni furtive, dell’ingiustizia, dei pesi scomodi e delle frodi. Di chi vince e di chi perde.>

Ubaldo Soddu>

Scheda autore

UBALDO SODDU è nato a Roma nel 1941. Giornalista e critico teatrale, debuttò come autore nel 1974 con Ah Charlot…!, scritto insieme con Valentino Orfeo. Dopo vari adattamenti da Majakovskij, Puskin e Savinio (Capitano Ulisse, nel ’78-79, regia di Arnaldo Picchi), Soddu venne sgnalato al Premio Idi ’84 con Il mandarino meraviglioso, messo in scena da Ugo Gregoretti al Festival di Benevento e poi a Roma. Nel 1987, scrisse un’opera in due atti, Una notte di Gioia, musicata da Arturo Annecchino e messa in scena da Walter Pagliaro al festival di Montepulciano. Nel 1989, il testo Valeria delle meraviglie debuttò a Spoleto, con regia di Pagliaro; a Parigi nel’92, ha avuto in seguito altri due allestimenti, a Praga (’93) e a Roma (’94). Isabella sulla Luna fu segnalata al Premio Idi’92 e letta a Spoleto nello stesso anno, a cura di Lorenzo Salveti.

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