1996 - 2
aprile |giugno

La cacciatrice di sogni

Numero personaggi: 0
di Rocco D'Onghia

Personaggi

Autopresentazione

SANGUE SULLA NOSTRA INDIFFERENZA
Questo testo è nato su sollecitazione di Jolanda Cappi del Teatro del Buratto che mi ha invitato a scrivere in ragione dell’esigenza di affrontare in uno spettacolo i problemi che la realtà ci stava mettendo davanti agli occhi. Negli ultimi anni abbiamo convissuto, in equilibrio tra abitudine e orrore, con lo spettro della guerra nei territori della ex Jugoslavia, senza conoscere a fondo le motivazioni del disastro, la storia, le vicende politiche, culturali e religiose di popoli diversi costretti a convivere in uno stresso lembo di terra. La cacciatrice di sogni non è un reportage su quello che è accaduto in Bosnia, sebbene ci siano numerosi riferimenti a quel territorio e ai popoli che lo abitano. È un monologo sulla guerra, sulla perdita, sulla separazione, sul dolore: ma è soprattutto un sofferto sogno sulla pace e sul futuro. Per cominciare a scrivere c’è voluto del tempo, ho dovuto leggere tanto, sapere molto rispetto a quel che avrei raccontato. Due sono stati i cardini su cui ho posto le basi del testo. Il primo è stato Il ponte sulla Drina di Ivo Andric da cui ho tratto il simbolo del ponte e l’ambientazione di sfondo. Il secondo Il dizionario dei Chazari di Milorad Pavic da cui ho acquisito il personaggio della cacciatrice di sogni. Ma le molteplici letture e il passaggio del tempo sono serviti principalmente ad avere ragione sulla mia tiepidezza e indifferenza. Quando mi sono deciso a partorire parole il mio sguardo, rispetto all’argomento, era mutato ed ero mutato io. Ma le parole stentavano a crederlo, erano prudenti, nascevano lentamente come se avessero avuto bisogno, più di quanto accade normalmente, di nutrirsi completamente, di riempirsi di tutti quei sentimenti dolorosi che dovevano raccontare. In un primo tempo la storia riguardava un personaggio fantastico, la cacciatrice di sogni, che entra nei sonni di una bambina e di sua madre per svelare della prima il sogno del ponte e di un domani di pace, della seconda il sacrificio della guerra. Poi ci sono state alcune stesure in stretto rapporto di collaborazione con il teatro del Buratto, per intervento del quale è mutata la prospettiva dei personaggi. La vicenda ha riguardato sempre di più la figura della madre che sogna di diventare la cacciatrice dei sogni per poter inventare, alla figlia da cui è stata strappata, un futuro migliore. Ciò contribuisce probabilmente a rendere la favola meno distante, più vera, più lacerante e a collocare la figura della cacciatrice di sogni nel suo giusto ambito. Lei è un po’ lo specchio di quello che dovrebbero essere gli artisti; sta tra l’acqua e l’ombra e macchia di sangue il bianco lenzuolo della nostra indifferenza.
Rocco D’Onghia

Scheda autore

ROCCO D’ONGHIA é nato a Taranto nel 1956 e vive a Milano dal 1993. Il suo esordio scenico é avvenuto nel 1990 al Teatro Verdi di Milano con E all’alba mangiammo il maiale, scritto su commissione del Teatro del Buratto, regia di Stefano Monti.
Lezioni di cucina di un frequentatore di cessi pubblici (segnalato al Premio Riccione Ater 1989 e pubblicato da Ricordi Teatro) é stato portao in scena al Festival di Asti 1992 dal Gruppo della Rocca, per la regia di Roberto Guicciardini. Nel 1993 Il camposanto di Ofelia, finalista al Premio Falcone-Borsellino, viene presentato in forma di “mise en espace” al Festival di Todi con l’interpretazione di Bianca Toccafondi e Giampiero Fortebraccio. I tacchi a spillo del destino, interpretato da Caterina Vertova, ha fatto parte dello spettacolo La confessione, regia di Walter Manfrè, presentato al Festival di Taormina nel 1993. Sempre edito da Ricordi, Tango americano ( di cui é stata presentata una lettura scenica al Festival dei Due Mondi di Spoleto 1991, con Margherita Buy e Fiorenza Marcheggiani) debutta nel 1994 al Teatro Tordinona, prodotto dal Teatro di Roma, regia di Giuseppe Dipasquale, tra gli interpreti: Claudia Giannotti e Lorenza Indovina. Nel 1994 cura la drammaturgia di Fly/Butterfly, prodotto dal Teatro del Buratto con la regia di Stefano Monti (Biglietto d’oro Agis 1995). Nel 1995 Giorni felici nella camera bianca sopra il mercato dei fiori (edizioni Ricordi Teatro) é risultato uno dei testi vincitori del Laboratorio di drammaturgia del Piccolo Teatro di Milano ed é andato in scena al Teatro Studio per la regia di Roberto Graziosi. Ha curato la drammaturgia del laboratorio e dello spettacolo Respiri nel cielo con i ragazzi delle aree di disagio giovanile promosso dal Comune di Milano e andato in scena al Piccolo Teatro, regia di Cristina Madau. Nello stesso anno nell’ambito della rassegna Etico/estetico é stata realizzata una nuova produzione di E all’alba mangiammo il maiale all’interno dell’ex macello comunale di Nocera Inferiore, regia di Cristina Mandau. Nel 1996 è stato commissionato dal teatro del Buratto La cacciatrice di sogni che va in scena in forma di studio in aprile al Teatro Verdi di Milano, interpretato da Jolanda Cappi. Ha scritto inoltre : La porta della tranquillità, Birra a fiumi e vecchi ricordi, Il carro di Rhazes, La vita vera del signor Chichinida, Breviario di fuga di una pescatrice di rane, La rosa del guerriero.

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