AUTOPRESENTAZIONE
Lea R., l’eredità della madre:
interno di famiglia con badante
Lea R. è un libero adattamento del King Lear di Shakespeare. C’è Lea R., un’anziana signora che potrebbe essere nostra nonna. Ci sono Goneril e Regan, le sue figlie. E poi c’è Cordelia, la badante di Lea R. Non ci sono re, principi o cavalieri. Non ci sono castelli, e boschi e scogliere sono soltanto immaginati. Ci sono spazi invece che conosciamo bene: la sala da pranzo di una signora anziana, con il divano coperto da un telo a fiori e le imposte chiuse, un bagno, la sala d’aspetto del pronto soccorso, un irish pub con la tv accesa su una partita di rugby, una casa di riposo. I luoghi in cui si ambientano le scene sono spazi veri, luoghi in cui siamo passati o passeremo, e che vivono in scena al pari degli altri personaggi, evocati e descritti dalla Scenografia.
Pur distaccandosi dall’originale, del testo di Shakespeare rimane il cuore, la tragedia comune di un anziano, in cui corpo e mente si sfaldano un po’ alla volta. Rimane la tragedia di una famiglia che litiga intorno a un’eredità, la tragedia privata di una famiglia che si disgrega. C’è, di nuovo, la tragedia di due figlie che amano il genitore in modi diversi, e che hanno idee completamente contrastanti su cosa sia meglio fare per il suo bene.
Ma non c’è solo tragedia, in Lea R. In un periodo in cui chi è straniero e viene da altre culture fa sempre più paura, in un momento in cui sembra normale poter chiudere i porti e gli occhi senza sensi di colpa, c’è anche il racconto degli strani nuclei familiari che si vengono a creare nelle case di tanti anziani. Lea R. parla anche di questo, di estranei che a un certo punto si trovano a vivere insieme. Parla dell’integrazione che avviene in sordina e con difficoltà, tra una persona al termine della propria vita e chi se ne prende cura ogni giorno. Da una parte, persone che hanno vissuto a lungo da sole, con le proprie abitudini e i propri spazi, e che a un certo punto finiscono per perdere la loro indipendenza. Dall’altra, persone che spesso vengono da culture completamente diverse, e che sono raggruppate sotto il termine generico di badanti. Lea R. prova a gettare uno sguardo su questo incontro, sulle difficili intimità che si vengono a creare tra sconosciuti, e che nascono dalla condivisione di momenti tanto privati, come la fine di una vita. Michele Ruol
LA MOTIVAZIONE
Premio Hystrio-Scritture di Scena 2018
a Lea R. di Michele Ruol
La giuria del Premio Hystrio-Scritture di Scena – formata da Carmelo Rifici (presidente), Federico Bellini, Laura Bevione, Fabrizio Caleffi, Claudia Cannella, Roberto Canziani, Sara Chiappori, Renato Gabrielli, Stefania Maraucci, Roberto Rizzente, Letizia Russo, Francesco Tei e Diego Vincenti – dopo lunga e meditata analisi degli 87 copioni in concorso, ha deciso, all’interno di una rosa di undici testi finalisti (Semi. Senza infamia e senza lode di Marco Zoppello, Diario di bordo di Carolina Cametti, George II di Stefano Fortin, Rapsodia teatrale di Nicola Mariconda, Mai Home di Valentina Gamna, Blatte di Michelangelo Zeno, Toilette di Ian Bertolini, Grasso che cola di Paola Giglio, La figlia femmina di Anna Giurickovic Dato e Matteo Quinzi, Lea R. di Michele Ruol, Oppio di Michele Pagliaroni), di assegnare il Premio Hystrio-Scritture di Scena 2018 a:
Lea R. di Michele Ruol, traduzione contemporanea del testo shakespeariano, lo attualizza in termini solo apparentemente meno crudeli, ma forse più cupi e amari. La storia senza tempo del rapporto tra genitore e figli, si trasforma in tragedia, declinata al femminile, delle alterazioni dei rapporti umani, i cui protagonisti sono il rimorso e il senso di colpa.
MICHELE RUOL (Chicago, 1986) è medico e drammaturgo. Ha seguito workshop di drammaturgia con Mark Ravenhill, Fausto Paravidino, Massimiliano Civica, Vitaliano Trevisan, Francesco Niccolini, Giorgio Sangati. Ha frequentato il Laboratorio di Formazione Permanente di Drammaturgia organizzato da Atir presso il Teatro Ringhiera di Milano, e nel 2018 è stato tra i cinque autori selezionati per NdN – Network Drammaturgia Nuova. Collabora come drammaturgo con la compagnia Amor Vacui, con la quale ha contribuito alla scrittura di Domani mi alzo presto (Menzione speciale Giovani Realtà del Teatro 2016) e di Intimità (Menzione speciale Premio Scenario 2017). Nel 2015 è risultato vincitore ex-aequo del concorso “Racconti teatrali di guerra e di pace”, promosso dal Teatro Stabile del Veneto, con il testo Il solito ignoto. Nel 2017 riceve una segnalazione al Premio Hystrio-Scritture di Scena con il testo AAA – un altro ione, poi andato in scena con il titolo Mater certa. Storie di donne che vorrebbero essere madre. Nel 2018 il testo Lea R. vince il Premo Hystrio-Scritture di Scena.