2004 - 1
gennaio | marzo

L’età dell’oro

Numero personaggi: 0
di Laura Curino e Michela Marelli

Personaggi

Autopresentazione

ORO E DINTORNI Noi cercatori d’oro siamo gente strana. Pronti a trascorrere ore a setacciare fango e pietre e detriti, pur di separare qualche pagliuzza dai rifiuti. Noi che abbiamo trovato pepite grosse come patate siamo ormai a posto per tutta la vita e giriamo su limousine bianche e fumiamo sigari cubani. Noi che su lamine d’oro scriviamo preghiere, con pazienza le appiccichiamo sulle gambe già d’oro del Buddha disteso. Noi che chiediamo la carità agli angoli delle strade con i nostri bambini scalzi, ci togliamo i denti d’avorio e ce li facciamo mettere d’oro e dentro ci incastriamo diamanti. Noi che abbiamo amato “el pibe de oro” gli abbiamo visto lo stesso diamante tra i denti. Noi che abbiamo sepolto tesori segretilasciamo mappe ancora più segrete ai viventi futuri. Noi che scappiamo dalle persecuzioni abbiamo monete cucite nelle fodere dei cappotti. Noi vendiamo Cristo per un sacchetto di monete. Noi per un pugno di gettoni abbiamo venduto la faccia alla televisione. Noi che costruiamo gioielli abbiamo le mani sporche di nero. Noi abbiamo oro nero nei nostri condotti e le mani sporche di sangue. Noi avari abbiamo materassi sonanti. Noi strozzini abbiamo manganelli pesanti. Noi uomini dei banchi dei pegni custodiamo ricordi a scadenza, poi vendiamo passato ai ricchi di data recente. Noi diamo l’oro al maggiore, la guerra ai cadetti e doti dio tela alle figlie. Noi compriamo gli anelli agli sposi. Noi cuciamo l’oro degli amileti sotto le maglie ai soldati. Noi doniamo l’oro alla patria. Noi ricamiamo pianete con refe d’oro filato. Noi scrutiamo pianeti, compiliamo trattati segreti, ruduciamo in numeri il mondo e lo distilliamo negli alambicchi, cercando l’oro dentro alle trasformazioni. Noi abbiamo capelli d’oro a l’aura sparsi. Nell’eta dell’oro tutto era gioia e bellezza. Non eistevano malvagità e dolori, latte e vino sgorgavano dalle fontane, le belve erano mansuete, le piante rigogliose davano frutti in ogni stagione. Dato il clima sempre mite e generoso non si soffrivano mai freddo o fame, gli abiti non erano necessari e gli umani, liberi da vincoli e necessità, vivevano in dolce felicità senza che disaccordo, invidia, potere turbassero mai le loro lunghe e intense giornate, senza che li toccasse mai un attimo di noia, disappunto, sofferenza. Bei tempi quelli. Come poterli anche solo immaginare? Forse tornando all’infanzia. La mia generazione ha avuto in regalo da quelle precedenti un’infanzia lunga e fortunata perché libera dall’indigenza e dal lavoro che solo fino alle metà del secolo ventesimo toccava ancora molti bambini. Certo anche i bambini hanno le loro lacerazioni, i loro drammi. Ma se torniamo con la memoria all’infanzia saremo d’accordo a dire che alcune assolate e struggenti giornate prima della scuola o durante le vacanze estive hanno qualcosa a che vedere con l’età dell’oro. Se poi quelle estati le abbiamo trascorse in Monferrato, magari a due passi da Valenza, la parola “oro” si carica di materia e concretezza, di vita e relazioni che fondano l’esistenza. A quei giorni e a quei luoghi é dedicato questo mio monologo, partendo da un’immagine: certe albe, in campagna, quando la voglia di saltare giù dal letto a giocare faceva aprire le finestre che era ancora tutto buio e nero. Poi, a poco a poco, una luce leggera puliva il mondo fino a far luccicare le terra. Dal nero all’oro. Contrasto affascinante e importante, che quella terra conosce bene. Come altri tipi di opposizione:salvezza e perdizione. Legami e libertà. Miseria e nobiltà. Per un pugno d’oro si può tradire, un pugno d’oro può fabbricare schiavi, un pugno d’oro ha comprato fughe, ha restituito libertà. Sull’oro sono scritte parole di violenza e sangue, ma anche preghiere, voti, ricordi, promesse d’amore. Questi contrasti, generati dall’oro, hanno ispirato gli artisti nei secoli, popolato i sogni, nutrito l’economia e la politica, servito la scienza. Ma, torniamo a quei lughi indolenti giorni d’estate, i cui bambini spiano il mondo degli adulti, senza farsi notare: ecco emergere dai ricordi, gli occhi, le mani, le storie di persone immerse in una atmosfera singolare. Un mondo piccolo a sé stante, diverso, anche se perfettamente inserito in quello grande. Un luogo dove orgoglio della propria abilità, cultura dell’eccellenza e solidarietà lottavano in modo discreto e distaccato, quasi con ironia, con l’incalzare della mediocrità, dell’omologazione, dell’indifferenza. “A che gioco giochiamo?” cominciava così la giornata, allora. Giochiamo a far riemergere alcuni frammenti di quell’universo, quelli comuni a tutti (che tutti siamo stati bambini) e quelli che, per la loro singolarità, per analogia o per contrasto, possono farci divertire a giocare anche oggi, con la memoria, con le storie. Magari giochiamo a sederci un momento a guardare l’alba, la bella terra che da nera diventa d’oro e luccica nell’aria ancora pulita, luccica su acqua incontaminata, luccica su vetri ancora intatti, su tetti ancora integri, umidi di rugiada. Laura Curino

Scheda autore

LAURA CURINO é nata a Torino il 26 gennaio 1956. E’ tra i fondatori del Laboratorio Teatro Settimo; E’ autrice ed attrice, tra gli altri, degli spettacoli: Esercizi sulla tavola di Mendeleev, 1984, premio “francesca Allinovi”; Elementi di struttura del sentimento, 1985, da Le affinità elattive di J.W. Gohete, premio Ubu come miglior spettacolo di ricerca; Nel Tempo tra le guerre, 1988; Istinto Occidentale, 1988; Stabat Mater, 1989, premio Città Urbino, premio Fringe Festival di Edimburgo; La storia di Romeo e Giulietta, 1990, premio Ubu 1992 per la drammaturgia; Passione, 1992 Milano, premio “Milano 90, il Contemporaneo 1993” per la drammaturgia, pubblicato da Interlinea; Villeggiatura, smanie, avventure e ritorno, 1993; Canto per Torino, 1995, spettacolo-evento realizzato in collaborazione con la Città e la Provincia di Torino; Canto delle Città, 1996, progetto realizzato in collaborazione con Città e Festival di Dubrovnik, Mittelfest, Città di Torino, Regione Piemonte; Olivetti Camillo: alle radici di un sogno, monologo, 1996, di Laura Curino e Gabriele Vacis, lo spettacolo è stato trasmesso da Raidue Palcoscenico nel 1998 e nel 2001, pubblicato da Baldini & Castoldi, collana Le Isole; Adriano Olivetti: il sogno possibile, 1998, di Laura Curino e Gabriele Vacis, prodotto in collaborazione con Città di Ivrea – Provincia di Torino – Regione Piemonte, lo spettacolo é stato trasmesso da Raidue Placoscenico nel 2001; Cori, 1999, progetto speciale in collaborazione con Eti/Ente Teatrale Italiano condotto da Laura Curino, Roberto Trasco e Gabriele Vacis; Geografie, 1999, di e con Laura Curino; Fenicie, 2000, coproduzione Teatro Settimo/Teatro Stabile di Torino; Macbeth Concerto, 2001, da Shakespeare per il quale ha curato la traduzione; L’età dell’oro, 2002, di Laura Curino e Michela Marelli, produzione Teatro Stabile di Torino. Nel 1993 vince il premio “Milano 90, il contemporaneo” come migliore attrice e autrice giovane e il premio Napoli Tassello D’Argento come miglior attrice per lo spettacolo La storia di Romeo e Giulietta. Nel 1998 riceve dall Anct ( Associazione Nazionele dei Critici di Teatro) il premio della critica come miglior attrice e nel 2003 il Premio Hystrio alla drammaturgia. Ha all’attivo spettacoli e letture dalle opere di A. Storni, I. Allende, D. Walcott, Yeats, C. Bene, C. Goldoni, V. Woolf, M. Schowbb, C. Pontiggia; conferenze, seminari e laboratori presso le Università di Bologna, Genova, Padova, Siena, le Accademie di Belle Arti di Napoli e L’Aquila, L’Università Cattolica di Milano e Brescia, L’Istituto Orientale di Napoli, la Civica Scuola d’Arte Drammatica “Paolo Grassi” di Milano, la “Scuola Holden” di Torino, nonché laboratori per allievi attori presso numerose compagnie italiane e progetti di formazione per insegnanti per conto di assessorati alla pubblica istuzione. Con il professor Gerardo Guccini dell’Università di Bologna sta curando la pubblicazione di un volume storica-critica su Teatro Settimo di prossima pubblicazione. Ha preso parte ai film Nostos di Franco Pavioli; La seconda volta e Preferisco il rumore del mare di Mimmo Calopresti; San Salvario di Enrico Verra.

MICHELA MARELLI é nata a Meda nel 1973. Nel 1995 si diploma in drammaturgia presso la Scuola d’Arte Drammatica “Paolo Grassi” di Milano. Nel 1996 con il testo La segretaria vince la seconda edizione del Premio “Pier Vittorio Tondelli”. Con Mauricio Paroni de Castro firma la drammaturgia di Pantagruele, Panurgo e la Canga, liberamente tratto dall’opera di Rablais, e de L’asino d’oro, liberamente tratto da Apuleio, regia Mauricio paroni de Castro, entrambi produzioni del Crt Centro di Ricerca per il Teatro, Milano, 1996 e 1997. E’ assistente alla drammaturgia degli spettacoli Olivetti Camillo: alle radici di un sogno e Adriano Olivetti: il sogno possibile di Laura Curino e Gabriele vacis, produzione laboratorio Teatro Settimo, regia di Gabriele Vacis. Con Lucilla Giagioni e Bruno Macaro scrive Nudo su paesaggio, regia di Bruno Macaro, produzione Codice Atlantico, Armunia e Laboratorio Teatro Settimo, 1998. Per il Teatro cargo di genova riduce Il giro del mondo in 80 giorni e 20.000 leghe sotto i mari di Jules Verne, regia di Laura Sicignano, 1999 e 2001. Collabora con Laura Curino alla scrittura di Geografie, (produzione Laboratorio Teatro Settimo, 2000). Fonda il Teatro in-folio per cui cura la drammaturgia e la regia degli spettacoli Nel paese di lia madre, A cotica deglutita, La figura nel quadro. E’ autrice de Il che Vita e morte di Ernesto Guevara (produzione Atir, regia di Serena Sinigaglia, 2002). Testo pubblicato da Lab Acquaviva nel 2003. E’ coautore con Laura Curino de L’Età dell’oro, produzione Teatro Stabile di Torino.

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