Personaggi
Marta, trent’anni, vivandiera imperiale
Lucien, diciannove anni, soldato dell’esercito francese
Autopresentazione
Se l’amore non basta contro la disumanità della guerra
Il titolo di questo testo mi è stato suggerito dal nome di una località posta ad alcune miglia da Waterloo. Namur era situata lungo la strada che i francesi sconfitti dovevano rapidamente percorrere per giungere al confine della Francia, quindi alla salvezza. Marta e Lucien, lei vivandiera dell’esercito napoleonico, fuggita dalle spire di un soffocante matrimonio e lui, soldato di leva alla sua prima esperienza bellica, terrorizzato dalla guerra, si trovano, fuggitivi, in una casupola abbandonata e saccheggiata dalla soldataglia.
Marta, non più giovane e Lucien, poco più che un ragazzo, vivono una storia d’amore in modi diversi: lei, donna “vissuta” e rotta a ogni compromesso, anche commerciale dovuto alla sua attività di vivandiera, sente che questa situazione è l’ultima possibile per riuscire finalmente ad avere un rapporto d’amore autentico. Lui, Lucien, cerca in lei protezione materna ed esperienza amorosa matura. Nel testo vi è la guerra, con la sua brutalità, e la geografia della guerra, come ai giorni nostri: infatti noi, come conosciamo la geografia di remoti paesi se non attraverso le notizie che ci vengono da laggiù?
Guerra e amore si coniugano in Namur così come i nomi di ignote località si coniugano a eventi e glorie militari destinati ai posteri, in una inesauribile cascata di parole tra veglia, ossessione e incubo: il tutto interrotto dall’urlo finale di Marta che suggella la tragedia. Antonio Tarantino
Antonio Tarantino (1938) si impone nel panorama teatrale nazionale all’età di cinquantacinque anni con il Premio Riccione per il Teatro nel 1993 per Stabat Mater e La passione secondo Giovanni, le prime due parti della “tetralogia della cura”, progetto di scrittura che, a partire dalla suggestione evangelica, arriva alla rivisitazione dei miti di Antigone e Medea che avrà ulteriore svolgimento nel dittico Piccola Antigone e Cara Medea, portato in scena nel 2012 dal Kismet di Bari. Stabat Mater viene portato in scena invece nel 1994 da Chérif con Piera degli Esposti e le scene di Arnaldo Pomodoro, consacrando il successo di Tarantino. Ultimamente la scrittura di Tarantino si concentra sulla storia recente, come il conflitto arabo-israeliano e gli anni di piombo europei. Tarantino scrive riesumando i fatti della storia passata e recente, ritrovando tragico, comico e grottesco delle vicende, portandone gli elementi fino alle estreme conseguenze individuali e facendoli deflagrare contro la storia che tutti conosciamo. Una miscela esplosiva che racconta di personaggi piccoli e grandi, dai piccolo borghesi reclusi in un condominio fino ad Antigone, Arafat, De Gasperi o Gramsci. Le sue pièces sono edite da Ubulibri e tra i tanti citiamo: Quattro atti profani: Stabat Mater, Passione secondo Giovanni, Vespro della Beata Vergine, Lustrini tutti messi in scena dal regista franco-tunisino Chérif negli anni ’90, Materiali per una tragedia tedesca: un grande affresco con riferimenti alla Germania degli anni ’70, svolto in chiave grottesca; La casa di Ramallah e altre conversazioni: tre opere che affrontano il conflitto arabo-israeliano con un approccio sarcasticamente cinico; Gramsci a Turi e Stranieri.