Personaggi
Autopresentazione
SEI FOLLETTI INTORNO A GOETHE
Per servirsi di un’immagine cara al neoplatonismo rinascimentale, e da cui Goethe trasse il personaggio di Homunoulus nel Faust, il Viaggio in Italia è un microcosmo dove si rispecchia il macrocosmo così dell’opera come della vita di Goethe. Compiuto al discrimine tra giovinezza e maturità, i ricordi e i rimorsi del periodo romantico e wertheriano vi convivono con la gioia di chi ritrova viva e reale la patri d’elezione finora sognata sul libro o sulle stampe, e il sollievo di chi, al calore del sole classico e mediterraneo, sente svanire i dubbi sulla propria vocazione di poeta: e soprattutto, sulla compatibilità di quella con la propria vita di uomo e di personaggio pubblico.
I personaggi e i temi che, germinati in quel viaggio, ritroveremo nell’opera goethiana sono tanti e tanto strettamente legati tra loro da scoraggiare chi ne scriva. Preghiamo il lettore di ricordare con noi la Mignon del Meister e dei Lieder, l’intera seconda parte del Faust, con il suo sterminato catalogo-epitome della tradizione classica; il Tasso e la dolce Arcadia di Ifigenia in Tauride. Proprio questa rete di rimandi chi scrive ha cercato di tradurre in un’azione drammatica, che qui di seguito si accenna brevemente.
I sei folletti che abitano il giardino d’una villa patrizia italiana, disturbati dalle presenze estranee degli spettatori, e resisi conto che debbono questa seccatura alle celebrazioni del bicentenario del Viaggio in Italia di Goethe, ne richiamano l’Autore dai Campi Elisi, dove conversava con gli spiriti suoi pari.
I folletti riproducono invariato l’incontro al Brennero tra Goethe e la deliziosa fanciulla, figlia di un suonatore di arpa, che gli fu viatico all’Italia e vivente modello per Mignon. Goethe rifà conoscenza con la notte italiana, e di qui in poi, sollecitato dagli intervento ora seri ora maliziosi dei folletti, ripercorre, senza stretti vincoli cronologici e spaziali, l’itinerario del suo viaggio. Insieme ai luoghi e alle persone e alle opere che li incarnano, ecco mostrati i temi, i leitmotive di questo viaggio: il fascino della notte italiana, di quella “serale animazione” di cui discorre Campana; la vitalità perenne delle rovine classiche, e la loro felice simbiosi con il paesaggio mediterraneo, l’incantata serena solitudine del poeta in mezzo alla folla italiana; la bellezza viva delle donne italiane che conferma e fa rivivere l’equilibrio della forma classica; la speranza, che vi sia un luogo estraneo alla colpa cristiana e allo streben romantico; un luogo di intatto equilibrio tra natura e cultura, al di qua del peccato originale e di quello spirito analitico che farà nascere “due anime” nel petto di Faust.
I folletti, talvolta per malizia e in quanto tali, intervengono a disturbare o sollecitare o contraddire il disteso fluire dei ricordi di Goethe; e talaltra, incarnando personaggi delle sue opere e pronunciando parole sue, ricordano a Goethe stesso, a noi, come la vita e la morte di Goethe siano state più complesse e contraddittorie di quelle che noi, come ipnotizzati dall’immaginetta sacra dell’Olimpo, e Lui, che anche nei propri riguardi preferì sempre l’ingiustizia al disordine, siamo usi a credere. Se ironizzano dunque sulla commistione di piaceri carnali gustati da Goethe in Italia, lo fanno con la voce di Mefistofele, se ricordano al poeta che ogni suo passaggio a forme di esistenza più confacenti alla sua natura è costato l’abbandono di una donna innamorata, lo fanno con le voci della Claretta dell’ Egmont, della Mignon del Meister, della Gretchen del Faust. Goethe stesso, forte della sua lunga esperienza di direttore del Teatro Ducale di Weimar, dirige queste trasformazioni: e, com’era solito fare in vita, recita lui stesso, nel finale, le parti del Vagabondo e di Linceo nell’episodio di Filemone e Bauci del secondo Faust: che, essendo (anche) uno straziante episodio sulla morte dell’Arcadia, e sulla fine di quell’irripetibile equilibrio tra natura e cultura che Goethe cercò nel nostro Paese, è parso a chi scrive il più inevitabile dei finali.
Roberto Buffagni
Scheda autore
ROBERTO BUFFAGNI ha trentasei anni e vive a Modena. Ha pubblicato scritture saggistiche e letterarie su riviste italiane e straniere. Oltre a questo Viaggio in Italia un altro suo dramma, Del Mondo in mezzo ai turbini, è stato rappresentato in Italia e negli Stati Uniti. Ha tradotto per le scene, tra gli altri, David Mamet, Sam Shepard, Arnold Wesker, Paul Claudel, Julien Green, Serge Rezvani e Sofocle.